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Chupacabras

1,99

Sotto il sole cocente dell’Arizona la banda di Big Earl sta portando a compimento l’ennesimo traffico losco.
Gregory ed i suoi scagnozzi hanno rapito la bella Shima, uccidendo sua madre e suo fratello nel villaggio Navajo, per portarla al capo e farla diventare una delle prostitute del suo bordello. La marcia è sfiancante ma il confine con il Messico è vicino ed una volta varcato, la meta sarà ormai a poche ore di cammino.
Mentre Gregory ed i suoi uomini si accampano per la notte Nekai, promesso sposo di Shima, e gli uomini del villaggio Navajo si lanciano all’inseguimento dei fuggitivi fiutando la terra come cani, cogliendo ogni minima traccia del passaggio.
La speranza anima i pellerossa ma la distanza sembra troppa da colmare, sempre che Shima sia ancora viva. Accampati a fianco di una grotta, i banditi prendono sonno ma ben presto i loro sogni verranno stravolti da urla di terrore.

Non avevano fatto i conti con la leggenda dei Chupacabras…


Marcello Bondi e Fabrizio Carollo (Autore)
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Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

27 aprile 2018

ISBN

9788899531478

Lingua

Italiano

Formato
Dimensione

15cm x 21cm con copertina morbida

Kindle
Copertina flessibile

€ 9,99

COD: 3221 Categoria: Tag: Product ID: 20391

Descrizione


Capitolo 1

L’ostaggio

I piedi si trascinano, un passo dopo l’altro.

Ormai alto nel cielo, il sole dell’Arizona non concede alcuna tregua, così come la crudeltà degli aguzzini, che osservano il tragico spettacolo dalla schiena dei loro cavalli.

Mocassini ormai consumati che si sollevano per poi depositarsi ancora nella polvere del sentiero selvaggio, mentre falchi affamati disegnano ampi cerchi nel cielo e seguono la drammatica processione nell’aspro ed inospitale territorio deserto, nella speranza di poter finalmente abbattersi sulla prima preda che cederà di fronte alla stanchezza o alle insidie del territorio.

Una marcia forzata verso il confine.

Una marcia che dura ormai da un paio di giorni, iniziata nella violenza e nel sangue. Un percorso verso il confine di Agua Prieta e poi in Messico, dove il losco affare sarà finalmente concluso e la banda di fuorilegge potrà godersi lo sporco compenso, da tempo concordato e tanto agognato.

Un traffico vergognoso che non ha bisogno di grandi descrizioni e che non trova, purtroppo, l’unico esempio in questo drappello.

Un traffico a danno dei già tartassati ed umiliati abitanti di terre tanto meravigliose quanto inesplorate. Indigeni sempre più sfruttati ed isolati da invasori senza alcun rispetto, desiderosi soltanto di fare il proprio interesse ed arricchirsi nel modo più veloce. Poco importa se oltre la legalità.

Non ci sono sceriffi in questa zona, del resto. Ed anche se ci fossero, nessun uomo dalla stella di latta sul petto rischierebbe la pelle per difendere una stracciona indiana, per quanto bella, questo di deve ammettere.

“Avanti! Muovi quelle maledette zampacce!! Voglio arrivare al confine prima di sera!”

L’ordine prepotente tuona nell’aria e fa sobbalzare la prigioniera, che alza la testa rivelando il volto madido di sudore e l’espressione profondamente triste.

Sconvolta per essere stata strappata con la forza al suo villaggio, dopo che i malvagi bianchi hanno ucciso senza pietà sua madre e suo fratello più piccolo. Inutili ostacoli che si frapponevano all’obiettivo prefissato.

Il ragazzino Navajo ha addirittura tentato una debole difesa, imbracciando una lancia troppo grande e pesante per le sue braccia ancora giovani e deboli.

Una vita innocente spezzata da due colpi di pistola, vomitati senza esitazione ed accompagnati dalla voglia di uccidere e risate di sadica soddisfazione.

Assassini dal volto coperto che hanno seminato il terrore nel villaggio, dopo aver pazientemente aspettato che la maggior parte degli uomini validi fosse uscita di scena, impegnata nell’esplorazione dei dintorni, per l’avvistamento e la caccia al bisonte.

Ridevano, dopo aver sparato a suo fratello. Uno di loro, Paco, prese a calci il cadavere e gli sputò addosso.

Maledetto.

La giovane prigioniera non aveva mai maledetto nessuno, in tutta la sua vita. Le era stato insegnato che ogni vita era sacra e che nessuno era completamente malvagio.

Shima era convinta degli insegnamenti del saggio Mojne, lo sciamano della tribù.

Il Grande Spirito l’aveva messa a dura prova sin dal giorno della sua nascita, questo era sicuro, ma lei non si era mai persa d’animo, trovando ogni volta l’energia e la determinazione necessaria per crescere forte e dolce allo stesso tempo, in armonia con tutti i suoi fratelli e sorelle ed amichevole con i pochi trapper che giungevano al suo villaggio e venivano ospitati per commerciare pelli.

Anche gli uomini bianchi parevano essere buoni, almeno quelli che aveva conosciuto prima di due giorni fa.

Commercianti pellerossa di altre tribù le avevano detto che esistevano invece malvagi cacciatori di scalpi indiani e che, in genere, l’uomo bianco amava soltanto prendere senza chiedere il permesso e che presto non ci sarebbe stato più posto per l’uomo rosso nelle terre che gli erano appartenute da generazioni. In tanti parlavano dell’inevitabile guerra tra bianchi e indiani, con timore e rassegnazione, ma Shima voleva credere che quel giorno non sarebbe mai arrivato e che forse, la stessa speranza per un futuro di pace, che lei nutriva da sempre nell’anima, non fosse solamente un suo desiderio, ma che fosse condiviso da chi non voleva cedere alla violenza con la violenza.

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