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Mr. Mercedes

Author: Stephen King

11,30

All’alba di un giorno qualsiasi, davanti alla Fiera del Lavoro, centinaia di persone sono in attesa nella speranza di trovare un impiego. Invece, emergendo all’improvviso dalla nebbia, piomba su di loro una Mercedes grigia, che spazza via decine di uomini e donne per poi sparire. Il killer non sarà mai trovato. Un anno dopo William Hodges, un poliziotto da poco in pensione, riceve il beffardo messaggio di Mr. Mercedes, che lo sfida a trovarlo prima che compia la prossima strage. Inizia così un’incalzante caccia all’uomo, e il vecchio Hodges potrà contare solo sull’intelligenza e l’esperienza per fermare il suo sadico nemico.

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

8 settembre 2015

ISBN

978-8868363390

Lingua

Italiano

Formato
Kindle
Copertina flessibile

€ 11,30

COD: 5852 Categorie: , Tag: Product ID: 20680

Descrizione


MERCEDES GRIGIA

9-10 aprile, 2009

AUGIE Odenkirk aveva una Datsun del 1977 che camminava ancora bene nonostante i chilometri, ma la benzina era cara, specialmente per un disoccupato, e il City Center si trovava dalla parte opposta della città, così lui decise di prendere l’ultimo autobus della sera. Alle undici e venti scese con lo zaino sulle spalle e il sacco a pelo arrotolato sottobraccio. Pensò che l’imbottitura di piume gli avrebbe fatto comodo verso le tre del mattino. La notte si annunciava fredda e nebbiosa.

«Buona fortuna, amico», lo salutò il conducente. «Meriteresti di trovare qualcosa anche solo per il fatto di essere il primo.»

Peccato che non fosse vero. Quando Augie giunse in cima all’ampio e ripido viale che conduceva all’enorme auditorium, scorse almeno una ventina di persone già in attesa fuori dalla fila di porte, alcune in piedi e la maggior parte sedute. Erano stati piazzati dei paletti uniti dal nastro giallo con sopra scritto NON ATTRAVERSARE, disegnando un passaggio complicato che si ripiegava su se stesso come un labirinto. Augie li riconobbe, erano gli stessi usati dai cinema e dalla banca dove al momento era in rosso, e ne intuì lo scopo: stipare una marea di gente nel più piccolo spazio possibile.

Avvicinandosi alla fine di quella che presto sarebbe diventata una fila indiana di aspiranti lavoratori, rimase sorpreso e insieme sconcertato di vedere che la donna in fondo alla coda portava una bambina addormentata dentro un marsupio. La piccola aveva le guance paonazze per il freddo e il respiro catarroso.

La donna sentì Augie arrivare, ormai a corto di fiato, e si voltò. Era molto giovane e davvero carina, nonostante le occhiaie livide. Ai suoi piedi, una borsa trapuntata. Probabilmente conteneva l’occorrente per la bimba.

«Ciao», lo salutò. «Benvenuto nel Club dei Primi Arrivati.»

«Chi dorme non piglia pesci.» Augie ci pensò sopra per un attimo, per poi dirsi: Ma che diavolo, e porgerle la mano. «Sono August Odenkirk. Augie. Una vittima recente dei tagli, per usare un’espressione del Ventunesimo secolo. Insomma, sono stato licenziato.»

Lei gli strinse la mano. Aveva una bella presa, forte e sicura. «Janice Cray. Questo tesorino è Patti. Anch’io sono una vittima come te. Facevo la domestica in casa di una simpatica famiglia di Sugar Heights. Il marito ha, ehm, una concessionaria d’auto.»

Augie abbozzò una smorfia.

«Lui mi ha assicurato che gli dispiaceva fare a meno di me, ma che dovevano stringere la cinghia.»

«Sta succedendo sempre più spesso», rispose Augie, chiedendosi: Non hai trovato nessuno che badasse alla piccola? Proprio nessuno?

«Sono stata costretta a portarmela dietro.» Lui immaginò che Janice Cray non avesse dovuto leggergli nella mente per capire che cosa stesse pensando. «Non avevo nessuno a cui lasciarla. Letteralmente nessuno. La ragazzina in fondo alla strada non poteva restare per tutta la notte, neanche se l’avessi pagata, cosa comunque impossibile. Se non trovo un lavoro, non ho idea di come ce la caveremo.»

«Perché non te l’hanno tenuta i tuoi genitori?»

«Vivono nel Vermont. Se fossi furba, mi precipiterei laggiù con Patti. Solo che hanno già i loro problemi. Secondo papà, gli porteranno via la casa. Non che gliela ruberanno… è qualcosa che c’entra con il mutuo.»

Augie annuì. Anche quello capitava sempre più spesso.

Un gruppetto di auto avanzava lungo il ripido pendio che saliva da Marlborough Street, dove l’autobus lo aveva lasciato. Svoltarono a sinistra nella grande spianata deserta del posteggio, che senza dubbio all’alba sarebbe stata piena… con ore di anticipo sull’inaugurazione della Prima Fiera Annuale del Lavoro. Nessuna delle macchine sembrava nuova. I conducenti parcheggiarono, e dalla maggior parte dei veicoli scesero tre o quattro tizi, che si diressero verso le porte dell’auditorium. Augie non era più l’ultimo in coda. La fila aveva quasi raggiunto la prima svolta.

«Con un posto, potrei permettermi una baby-sitter», proseguì Janice. «Ma per stanotte, Patti e io dovremo sbrigarcela da sole.»

La piccola diede un profondo colpo di tosse che ad Augie non piacque per nulla, per poi rigirarsi nel marsupio e calmarsi. Se non altro era infagottata a dovere, con tanto di piccole muffole sulle mani.

I bambini sopravvivono a ben di peggio, si disse lui lievemente a disagio. Pensò ai terreni trasformati in deserti dalla Grande Depressione. Be’, quella gli sembrava già abbastanza grande. Solo fino a due anni prima non aveva avuto problemi. Non faceva una vita da nababbo, ma riusciva a mettere insieme il pranzo con la cena e a risparmiare qualche dollaro quasi ogni mese. Ma ultimamente era andato tutto a puttane. Dovevano aver combinato qualche pasticcio con il valore del denaro. Augie non ne capiva nulla; era stato uno dei tanti robot nel reparto spedizioni di un’azienda di trasporti e la sua competenza si limitava alle fatturazioni e all’utilizzo di un computer per spostare le merci via nave, treno o aereo.

«Gli altri mi giudicheranno un’irresponsabile, vedendomi con una bambina piccola», si agitò Janice. «Lo so, glielo leggo in faccia, proprio com’è successo con te. Ma che posso farci? Anche se la ragazzina in fondo alla strada fosse stata disposta a fermarsi la notte intera, mi sarebbe costata ottantaquattro dollari. Ottantaquattro! Ho giusto da parte l’affitto per il prossimo mese, dopo di che sono al verde.» Janice sorrise e, sotto la luce degli alti lampioni fluorescenti del parcheggio, Augie notò che aveva le ciglia imperlate di lacrime. «Mi dispiace, sto parlando a vanvera.»

«Ti stai scusando? Non ce n’è bisogno.» Intanto la fila aveva appena superato la prima svolta, giusto alle sue spalle. Janice aveva ragione. Augie scorse parecchie persone che fissavano la bambina addormentata nel marsupio.

«Oh, invece sì. Sono una ragazza madre senza lavoro. Mi sembra sempre di dovermene scusare con il mondo intero.»

Si girò a osservare lo striscione appeso sopra la fila di porte, con la scritta: 1000 POSTI GARRANTITI! E poco sotto: Non abbandoneremo i nostri concittadini! IL SINDACO RALPH KINSLER.

«Ogni tanto mi viene perfino da chiedere scusa per la strage di Columbine, per l’Undici Settembre e perché un campione di baseball come Barry Bonds si pompa di steroidi.» Le scappò una risatina isterica. «O per l’esplosione dello Space Shuttle, anche se è successo quando ancora stavo imparando a camminare.»

«Non preoccuparti», la tranquillizzò Augie. «Si sistemerà tutto.» Una delle solite banalità che si dicevano in occasioni simili.

«Vorrei solo che qui non fosse così umido. Ho vestito pesante mia figlia per paura che gelasse, ma questo tempo…» Scosse il capo. «Comunque ce la faremo, vero, Patti?» Lanciò ad Augie un sorrisino disperato. «Basta che non piova.»


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