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Al crepuscolo

Author: Stephen King

12,25

Al crepuscolo le cose prendono forme innaturali, l’immaginazione insegue le ombre nel buio ed è così facile spaventarsi. È l’ora giusta per farsi catturare da questi tredici superbi racconti da brivido dove Stephen King propone tutti i temi in cui è maestro incontrastato: horror, thriller, storie di fantasmi e soprannaturale.
Una raccolta avvincente, un concentrato di suspense ed emozioni, che incatena il lettore alla pagina. Ancora una volta, King supera se stesso, regalando il piacere di una lettura di classe e confermandosi tra i giganti della narrativa contemporanea.

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

17 settembre 2013

ISBN

978-8868361266

Lingua

Italiano

Formato

Copertina flessibile

COD: 5877 Categoria: Tag: Product ID: 20753

Descrizione


Willa

NON vedi al di là del naso, gli aveva detto, ma non era sempre vero. Non sentiva del tutto immeritato il suo disprezzo, ma non era neppure del tutto cieco. E nella stazione dove si trovava, mentre le scorie del tramonto si scioglievano in un arancio tetro sopra la Wind River Range, David si guardò attorno e vide che Willa non c’era più.

Disse a se stesso di non esserne sicuro, ma era solo la sua testa, le sue viscere in subbuglio ne avevano la certezza. Andò in cerca di Lander. A Lander lei non dispiaceva: anzi, la reputava coraggiosa per aver dato dei pezzi di merda a quelli dell’Amtrak che li avevano piantati in quel modo. A molti di loro, piantati dall’Amtrak o no, Willa non piaceva per niente.

«Puzza di cracker bagnati qui dentro!» gli gridò Helen Palmer quando David le passò davanti. Si era messa sulla panca nell’angolo, come andava sempre a finire. La Rhinehart, che al momento le stava dietro per concedere una breve tregua al marito, gli rivolse un sorriso. «Avete visto Willa?» chiese David. La Rhinehart scosse la testa, sempre sorridendo. «Abbiamo pesce per cena!» sbottò con furia la signora Palmer. Nell’incavo della tempia le pulsava un viluppo bluastro. Qualcuno si girò. «Una tira l’altra!» «Zitta, Helen», l’ammonì la Rhinehart.

Forse di nome faceva Sally, ma David pensava che un nome così, lo avrebbe ricordato; erano così poche le Sally di questi tempi. Ora il mondo apparteneva alle Amber, Ashley e Tiffany. Willa era un’altra specie in pericolo di estinzione e solo pensarlo gli fece avvertire un altro nodo alle viscere. «Come cracker!» sbraitò Helen. «Quei vecchi cracker schifosi che ci davano al campo!» Henry Lander sedeva su una panca sotto l’orologio. Teneva un braccio intorno alla moglie. Prima che David potesse aprir bocca, alzò gli occhi e scosse la testa. «Non è qui. Spiacente. Se sei fortunato è andata in città. Se non lo sei, ciao ciao e tanti saluti al secchio» e fece il gesto dell’autostop.

David non credeva che la sua fidanzata avesse preso la via dell’Ovest in autostop per conto proprio, era un’idea pazzesca, credeva però che non fosse più lì. Lo aveva capito ancor prima di fare la conta, per la verità, e gli era tornato alla mente il verso di una vecchia poesia: Un grido di assenza, assenza dal cuore.

La stazione era una stretta gola di legno. Lungo di essa la gente passeggiava senza meta o sedeva semplicemente sulle panche sotto le lampade fluorescenti. Le spalle di quelli seduti si incurvavano nel modo speciale che si vede solo in posti come quello, dove le persone aspettano che quello che è andato storto venga riaggiustato perché il viaggio inceppato possa riprendere.

Erano pochi quelli che finivano in posti come Crowheart Springs, Wyoming, per uno scopo. «Non stare a correrle dietro, David», disse Ruth Lander. «Si sta facendo buio e là fuori è pieno di bestiacce. E non solo coyote. Il tizio che vende i libri, quello che zoppica, dice di aver visto un paio di lupi dall’altra parte dei binari, dove c’è lo scalo merci.» «Biggers», intervenne Henry.

«È così che si chiama.» «O anche Jack lo Squartatore, chi se ne importa», ribatté Ruth. «Il fatto è che non sei più nel Kansas, David.» «Ma se è andata…» «È andata quando era ancora giorno», l’interruppe Henry Lander, come se la luce del giorno avrebbe trattenuto un lupo (o un orso) dall’attaccare una donna sola.

Per quel che ne sapeva David, poteva anche essere. Lui era un funzionario di banca, non un etologo. Un funzionario di banca giovane, per la precisione. «Se arriva il treno e lei non è qui, lo perderà.» Non riusciva a fargli entrare in testa questo concetto così semplice. Non faceva presa, profferito nella piana lingua da scrivania delle sue parti, giù a Chicago. Henry inarcò le sopracciglia.

«Mi stai dicendo che se lo perdete tutt’e due la situazione ne trarrebbe qualche giovamento?» Se lo avessero perso entrambi, avrebbero preso un autobus o aspettato il treno successivo.

Doveva essere evidente anche a Henry e Ruth Lander. O forse no. Ciò che David vedeva soprattutto, quando li guardava, ciò che aveva sotto gli occhi, era la fiacchezza tipica delle persone momentaneamente bloccate nello Sconfinato West. E a chi altri importava di Willa? Se fosse scomparsa negli High Plains, chi, oltre a David Sanderson, ci avrebbe fatto caso? C’era addirittura antipatia autentica nei suoi confronti. Quella strega di Ursula Davis gli aveva persino detto che se la madre di Willa non ci avesse messo quella «a», «sarebbe stato praticamente perfetto». «Io vado in città a cercarla», dichiarò.

Henry sospirò. «Figliolo, questa è proprio una sciocchezza.» «Non possiamo sposarci a San Francisco se lei resta indietro a Crowheart Springs», rispose lui, cercando di buttarla sullo scherzo. Stava passando Dudley. David non sapeva se Dudley fosse il nome o il cognome, solo che era un dirigente della Staples forniture da ufficio e che era diretto a Missoula per un non meglio precisato convegno regionale. Era solitamente molto riservato, cosicché il raglio che lanciò nell’oscurità crescente fu qualcosa di più di una sorpresa: fu uno choc.

«Se arriva il treno e lo perdi», disse sghignazzando, «puoi scovarti un giudice di pace da queste parti e sposarti qui. Così quando tornerai nell’Est, potrai raccontare agli amici di aver fatto un matrimonio riparatore proprio come si usa da queste parti. Yee-haw, socio.» «Non farlo», disse Henry. «Non saremo qui ancora per molto.»

«Così dovrei lasciarla perdere? Sei matto.» Si allontanò prima che Lander o sua moglie potessero replicare. Georgia Andreeson, seduta su una panca poco distante, guardava la figlia scorrazzare nel suo vestitino rosso da viaggio su e giù per lo sporco pavimento piastrellato. Pammy Andreeson sembrava instancabile. David cercò di ricordare se l’avesse vista dormire da quando il treno era deragliato allo scambio di Wind River ed erano stati dirottati lì come un pacco dimenticato agli oggetti smarriti. Forse una volta, con la testa posata in grembo alla madre. Ma poteva essere un falso ricordo prodotto dalla sua convinzione che ci si aspetta che un bambino di cinque anni dorma parecchio.

Pammy saltava da una piastrella all’altra, una trottola incontenibile, usando i riquadri come in un gigantesco gioco di campana. Il vestitino rosso le svolazzava intorno alle ginocchia paffute.

«Conoscevo un uomo che stava andando a bere», cantilenava a voce spiegata su una sola nota. Faceva dolere le otturazioni nei denti di David. «Inciampò e cadde sul sedere. Conoscevo un uomo che stava andando a caccia. Inciampò e cadde rompendosi le braccia.» Ridacchiò e indicò David. «Smettila, Pammy», la riprese Georgia Andreeson. Sorrise a David e si ravviò i capelli sul lato del viso. Lui vide in quel gesto un’indicibile stanchezza e pensò che aveva una lunga strada da percorrere con l’effervescente Pammy, specialmente senza un signor Andreeson nei paraggi. «Ha visto Willa?» chiese. «È andata», rispose lei e indicò la porta con la scritta:

NAVETTA, TAXI, TELEFONO DI CORTESIA PER DISPONIBILITÀ ALBERGO. Stava arrivando Biggers, zoppo e dondolante. «Io eviterei di avventurarmi all’aperto se non armato di un fucile potente. Ci sono dei lupi. Li ho visti.» «Conoscevo una ragazza, il suo nome era Willa», intonò Pammy. «Aveva mal di testa e prese una pilla.» Crollò per terra ridendo come una matta. Biggers, il venditore di libri, non aveva aspettato una risposta. Era ripartito zoppicando. La sua ombra si allungava, si accorciava nella luce delle plafoniere, poi si allungava di nuovo. Phil Palmer se ne stava appoggiato allo stipite sotto il cartello della navetta e dei taxi. Era un assicuratore in pensione. Era diretto a Portland con la moglie. L’intenzione era di soggiornare per un po’ a casa del figlio maggiore, ma Palmer aveva confidato a David e Willa che con tutta probabilità Helen non sarebbe più tornata indietro.

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