Vi siete mai domandati quali sono i più bei libri da leggere nella vostra vita?
Ecco a voi una lista di titoli di libri, dai romanzi ai classici della letteratura, che non si può far a meno di aver letto.
100 libri classici da non perdere.
Come possono mancare nella vostra libreria questi meravigliosi libri!!
Tutti amano un romanzo classico, ma da dove cominciare? Il mondo della narrativa è così vasto che puoi facilmente perderti.
Uno dei miei obiettivi è iniziare a recuperare tutte le letture che ho trascurato per la maggior parte della mia vita.
Quindi ho fatto una ricerca sul web per vedere quali sono i libri classici preferiti, cercando diverse combinazioni di “libri da leggere prima di morire”, “100 libri più importanti”, “libri che tutti dovrebbero leggere nella vita” e così via. L’elenco risultante di letture imperdibili è un modo perfetto per trovare l’ispirazione per iniziare la tua avventura con i classici.
Ce ne sono per tutti i gusti, dalle saghe familiari e dalla narrativa ai romanzi.
Dopo aver scoperto che alcune fonti rispettabili e alcune non così rispettabili hanno pubblicato un elenco decisamente interessante. Bello, ma mi lascia ancora senza sapere cosa fare dopo. Quale lista usare per scegliere i 100 libri classici da non perdere?
Dopo aver letto attentamente ciò che il web ha offerto, ho deciso di prendere la saggezza collettiva dalle varie fonti confrontando scrupolosamente tutte le liste per determinare quanta sovrapposizione esistesse tra di loro.
Ho usato queste informazioni per creare un nuovo elenco dei migliori libri in base al numero di volte in cui il libro è apparso come uno dei consigli dell’elenco.
Più il libro veniva citato dalle liste, più ero d’accordo e più sicuro diventava il posto di quel libro nella mia nuova e migliorata lista dei 100 libri da leggere.
In ogni caso se non va bene la lista dei libri che ho fatto almeno ho provato a coinvolgerti per vederla.
1 – Il vecchio e il mare (Ernest Hemingway)
Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare: questa nuova battuta di pesca rinnova il suo apprendistato di pescatore e sigilla la sua simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi. nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta. Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita. Postfazione di Fernanda Pivano.
2 – Una donna (Sibilla Aleramo)
Questo romanzo di Sibilla Aleramo fu pubblicato per la prima volta nel 1906. La fortuna immediata del volume, sia in Italia che nei paesi in cui fu tradotto, fece scoprire al mondo un’autrice che avrebbe fornito negli anni altre grandi prove del proprio talento. Una delle principali ragioni del successo del libro fu il suo tema: si tratta infatti di uno dei primi libri femministi apparsi da noi. Al cuore di questo romanzo ampiamente autobiografico c’è la sua autrice. Come scrive Emilio Cecchi nella postfazione, «con l’Aleramo, non si trattava più di un’autrice, d’una artista soltanto: si trattava anche d’una rivendicatrice della parità femminile, d’una ribelle». A più di un secolo dalla sua prima pubblicazione, questo vibrante ritratto di una donna che lotta per il diritto a vivere con pienezza e libertà la sua vita si conferma una lettura imprescindibile.
3 – Il deserto dei tartari (Dino Buzzati)
Giovanni Drogo, un sottotenente, viene mandato in una lontana fortezza. A nord della fortezza c’è il deserto da cui si attende un’invasione dei tartari. Ma l’invasione, sempre annunciata, non avviene e l’addestramento, i turni di guardia, l’organizzazione militare, appaiono cerimoniali senza senso. Quando Drogo torna in città per una promozione, si accorge di aver perso ogni contatto con il mondo e che ormai la sua unica ragione di vita è l’inutile attesa del nemico. Tornato alla fortezza, si ammala e proprio allora accade l’evento tanto aspettato: i tartari avanzano dal deserto. Nell’emozione e nella confusione del momento, senza che lui possa prendere parte ai preparativi di difesa, Drogo muore, dimenticato da tutti.
4 – Io uccido (Giorgio Faletti)
Un DJ di radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto rivela di essere un assassino. Il caso viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati orrendamente mutilati. Da questo momento ha inizio una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio sulla prossima vittima e sottolineati da una scritta tracciata con il sangue: «io uccido». Non c’è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c’è. Il romanzo d’esordio nel thriller del comico italiano.
5 – Cent’anni di solitudine (Gabriel Garcìa Marquez)
Da José Arcadio ad Aureliano, dalla scoperta del ghiaccio alla decifrazione delle pergamene di Melquíades: sette generazioni di Buendía inseguono un destino ineluttabile. Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da un linguaggio portentoso e da una prodigiosa fantasia, Gabriel García Márquez ha saputo rifondare la realtà e, attraverso Macondo, creare un vero e proprio paradigma dell’esistenza umana. Un universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, in cui galleggia una moltitudine di eroi. Edizione del cinquantenario (1967-2017), con il dossier “Gabo racconta la nascita del romanzo”.
6 – Madame Bovary (Gustave Flauber)
Emma Bovary è una donna intrappolata nella tranquilla vita di provincia e nel ménage con un marito medico benestante e perbene che le riserva tutte le attenzioni ma non riesce a scuoterla dalla noia e dal torpore. Grande lettrice di romanzi sentimentali, Emma ricerca la passione nella vita quotidiana rifugiandosi prima in fantasie romantiche, poi nei lussi che ha sempre sognato da ragazza, infine in relazioni incaute. Eppure, nemmeno questa evasione dal mondo familiare riuscirà a portarle la felicità sperata. Pubblicato nel 1857, il romanzo venne attaccato per i contenuti immorali ma impose a lettori e lettrici un nuovo modello di eroina.
7 – Orgoglio e pregiudizio (Jane Austen)
Leggere Orgoglio e pregiudizio con l’infanzia appena alle spalle significa capire chi stiamo per diventare, cosa sta per succederci. Torneremo a consultarlo spesso, come un amico che ci ha aiutato in un periodo difficile, vorremo scoprire quale sia la sua magia: scopriremo che è insieme manuale di economia, racconto di formazione, impietoso ritratto di famiglia.
8 – Decameron (Giovanni Boccaccio)
Dieci giovani (sette donne e tre uomini) che si raccontano cento novelle per ingannare in modo edificante il tempo di dieci giornate, mentre si tengono al riparo dalla peste nera che fa strage a Firenze: è questa la semplice cornice del capolavoro di Boccaccio. Atto fondativo della prosa italiana, fu orgogliosamente definito dal suo autore “prencipe galeotto” in polemica con Dante, che nel suo “Inferno” aveva con questo termine stigmatizzato e condannato la letteratura d’amore. Il Decameron è una galleria di intrecci narrativi, di situazioni e personaggi che spazia dal serio al faceto, dal tragico al comico, in una serie di quadri percorsi dal filo rosso del trionfo dell’intelligenza come somma virtù. In questa prospettiva sorprendentemente moderna e laica, tre appaiono le forze che dominano le vicende umane: l’amore terreno, la fortuna e il denaro. Per questo suo fascino mondano, che ne fa per noi anche un essenziale documento della vita nel Trecento, fu addirittura inserito nel Cinquecento nell’Indice dei libri proibiti.
9 – Odissea (Omero)
«La radice dell’Odissea è un albero d’olivo», ha scritto Paul Claudel. Su quest’albero radicato nella terra, Odisseo ha costruito il suo letto nuziale, al centro della casa, nel cuore del suo regno. È il perno intorno a cui ruota la sua vita, il punto di partenza che coincide con la meta. L’Odisseo di Omero è un guerriero che non ama le battaglie, un navigatore che non ama il mare. Il suo lungo viaggio di ritorno è un’avventura di dolore e di angoscia, la vera guerra è quella che combatte in patria, tra le mura della sua casa: per ricomporre gli affetti e restaurare il dominio, per poter vivere e invecchiare in prosperità e in pace.
10 – Furore (John Steinbeck)
Pietra miliare della letteratura americana, “Furore” è un romanzo pubblicato negli Stati Uniti nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino Bompiani l’anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale, nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell’opera di Steinbeck, che restituisce finalmente ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962. Nell’odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un’intera nazione. L’impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria “come un marchio d’infamia”. Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell’uomo contro l’ingiustizia, “Furore” è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi in tutta la sua bellezza.
11 – L’insostenibile leggerezza dell’essere (Milan Kundera)
“Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere” (Italo Calvino). “Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell’aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla “compassione” verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. Così accade nel romanzo: Tomás ama Tereza, Tereza ama Tomás: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; quasi come nelle Affinità elettive si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose”. (Pietro Citati).
12 – Guerra e pace (Lev Tolstoj)
Sette anni occorsero a Tolstoj (dal 1863 al 1869) per comporre uno dei capolavori della letteratura ottocentesca. L’ossatura del romanzo, sullo sfondo delle guerre napoleoniche – dal 1805 alla travolgente insurrezione di tutto il popolo russo nel 1812 – è data dalle vicende di due grandi famiglie dell’alta nobiltà, i Rostov e i Bolkonskij, depositari dei valori autentici e genuini, intrecciate a quelle dei corrotti e dissoluti Kuragin. Spiccano, nella moltitudine di personaggi, le figure di Natasa, fanciulla e poi donna di straordinaria purezza e d’indole forte e impetuosa; del principe Andrei, che porta il suo orgoglio nella guerra, nella prigionia e nell’infelice amore per Natasa; dell’enigmatico e complesso Pierre Bezuchov, capace di autentica adesione al «dolore del mondo».
13 – Cime tempestose (Emily Bronte)
“Un romanzo in cui domina la violenza sugli uomini, sugli animali, sulle cose, scandito da scatti di crudeltà sia fisica sia, soprattutto, morale. Un romanzo brutale e rozzo – sono gli aggettivi utilizzati dalla critica dell’epoca – che scuoteva gli animi per la sua potenza e la sua tetraggine e che narra il consumarsi di un’inesorabile (sino a un certo punto) vendetta portata avanti con fredda meticolosità dal disumano Heathcliff. ‘Cime tempestose’ è un romanzo selvaggio, originale, possente, si leggeva in una recensione della ‘North American Review’, apparsa nel dicembre del 1848, e se la riuscita di un romanzo dovesse essere misurata unicamente sulla sua capacità evocativa, allora “Wuthering Heights” può essere considerata una delle migliori opere mai scritte in inglese. Tomasi di Lampedusa esprimeva il suo entusiastico e ammirato giudizio su Cime tempestose: ‘Un romanzo come non ne sono mai stati scritti prima, come non saranno mai più scritti dopo. Lo si è voluto paragonare a Re Lear. Ma, veramente, non a Shakespeare fa pensare Emily, ma a Freud; un Freud che alla propria spregiudicatezza e al proprio tragico disinganno unisse le più alte, le più pure doti artistiche. Si tratta di una fosca vicenda di odi, di sadismo e di represse passioni, narrate con uno stile teso e corrusco spirante, fra i tragici fatti, una selvaggia purezza.” (Dall’introduzione di Frédéric Ieva)
14 – Il gattopardo (Giuseppe Tomasi di Lampedusa)
Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico: è di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso di regime, mentre già incalzano i tempi nuovi (dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primordi del Novecento). Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo, lirico e critico insieme, ben poco concede all’intreccio e al romanzesco tanto cari alla narrativa dell’Ottocento. L’immagine della Sicilia che invece ci offre è un’immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica e politica contemporanea.
15 – La storia (Elsa Morante)
A questo romanzo (pensato e scritto in tre anni, dal 1971 al 1974) Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita “dentro la Storia” quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative: da “L’isola di Arturo” a “Menzogna e sortilegio”. La Storia, che si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, vorrebbe parlare in un linguaggio comune e accessibile a tutti.
16 – Harry Potter (J. K. Rowling)
Il successo di Harry Potter incontra lo stupefacente design dello studio De Lucchi, eccellenza italiana dell’architettura. Questa edizione in cofanetto della serie completa, con le copertine firmate De Lucchi, contiene i sette romanzi della saga: Harry Potter e la Pietra Filosofale, Harry Potter e la Camera dei segreti, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il Calice di Fuoco, Harry Potter e l’Ordine della Fenice, Harry Potter e il Principe Mezzosangue e Harry Potter e i Doni della Morte. Età di lettura: da 10 anni.
17 – Lolita (Vladmir Nabokov)
“Dopo trentasei anni rileggo Lolita di Vladimir Nabokov, che ora Adelphi ripresenta… Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un’abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostato nel mio ricordo. Non mi ero accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica”. (Pietro Citati)
18 – Anna Karenina (Lev Tolstoj)
Una storia travolgente di grande passione e trasgressione, di sguardi incrociati, voti traditi, drammi coniugali, slanci romantici, ideali infranti, verità ultime. A oltre settant’anni dalla storica edizione di Leone Ginzburg, che ha fatto conoscere “Anna Karenina” a generazioni di lettori, il capolavoro di Tolstoj viene ora pubblicato nella traduzione di Claudia Zonghetti.
19 – Le avventure di Pinocchio (Carlo Collodi)
Un nuovo sguardo su un classico intramontabile, inno all’infanzia di tutti i tempi.
La storia rocambolesca di Pinocchio, il burattino di legno combattuto tra il desiderio di obbedire a Geppetto, alla Fata turchina e a chi vuole il suo bene, e i piaceri squisiti o irresistibili della vita. Un nuovo sguardo su un classico intramontabile, inno all’infanzia di tutti i tempi. Età di lettura: da 8 anni.
20 – Delitto e castigo (Fedor Dostoevskij)
“Ci sono romanzi che non avrebbero bisogno di introduzioni. Appena iniziamo a leggerli, sin dalle prime pagine ci proiettano in una vita per noi impensabile pochi istanti prima, nella quale tuttavia ci orientiamo a meraviglia. […] Delitto e castigo è uno di questi romanzi, un’opera di bruciante attualità, nella quale Dostoevskij ha saputo cogliere a partire dalla sua epoca l’eco di voci remote nella nostra cultura e oggi più che mai vibranti. Leggendo questo romanzo ti viene subito in mente lo sguardo vuoto e spento di tanti ‘eroi’ della nostra cronaca nera, ti risuona nella testa la voce minacciosa del Dio della Genesi che grida a Caino: Caino, che hai fatto? Ora tu sei maledetto dalla terra, sarai errante e vagabondo. E ti chiedi: e se fossi stato io?” (dalla prefazione di Damiano Rebecchini). Un romanzo decisivo per la successiva narrativa novecentesca, per lo scavo psicologico dei personaggi e la ferocia dell’analisi emotiva. In una nuova traduzione, l’immortale storia di sofferenza e salvazione diventata uno dei classici più amati e influenti di tutti i tempi (e di tutte le letterature).
21 – 1984 (George Orwell)
L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza “sovversiva”. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.
22 – Memorie di una geisha (Arthur Golden)
Circondate da un’aura di mistero, le geishe hanno sempre esercitato sugli occidentali un’attrazione quasi irresistibile. Ma chi sono in realtà queste donne? A tutte le domande che queste figure leggendarie suscitano, Arthur Golden ha risposto con un romanzo, profondamente documentato, che conserva tutta l’immediatezza e l’emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l’infanzia, il rapimento, l’addestramento, la disciplina – tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del ‘900, l’hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata. Un romanzo avvincente e toccante, coronato da uno straordinario ritratto femminile e dalla sua voce indimenticabile.
23 – Il signore degli anelli (J. R. R. Tolkien)
Composto da tre romanzi pubblicati in Gran Bretagna fra il 1954 e il 1955, Il Signore degli Anelli è uno dei più grandi cicli narrativi del XX secolo. J.R.R. Tolkien ha creato un mondo e un epos che da sempre affascinano e influenzano lettori e scrittori di tutto il mondo. La Compagnia dell’Anello si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli Hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi. La quiete è turbata dall’arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre, Mordor, dove dovrà gettare nelle fiamme del Monte Fato il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze. Un gruppo di hobbit lo accompagna e strada facendo si aggiungono alla banda l’elfo, il nano e alcuni uomini, tutti uniti nella lotta contro il Male. La Compagnia affronta un cammino lungo e pericoloso, finché i suoi membri si disperdono, minacciati da forze oscure, mentre la meta sembra allontanarsi sempre di più.
24 – Uomini e topi (John Steinbeck)
La storia di un’amicizia profonda tra due uomini, due braccianti stagionali in California che condividono un sogno. George Milton si occupa da sempre con ferma dolcezza di Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino. Il loro progetto, mentre vagano di ranch in ranch, è trovare un posto tutto per loro a Hill Country, dove la terra costa poco: un posto piccolo, giusto qualche acro da coltivare, e poi qualche pollo, maiali, conigli. Ma le loro speranze, come“i migliori progetti predisposti da uomini e topi” (è un verso di Burns), sono destinate a sbriciolarsi. Il ritratto di un’America soffocata dalla crisi e di un’umanità gretta e gelosa nella drammatica rappresentazione di un maestro della letteratura.
25 – Il grande Gatsby (F. S. Fitzgerald)
Il grande Gatsby ovvero l’età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell’estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy… Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un’esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
26 – Le affinità elettive (J. W. Goethe)
“‘Le affinità elettive’ sono, di tutti i romanzi di Goethe, il più artisticamente perfetto. […] Che cos’è l’affinità elettiva? Lo chiedo a un vocabolario, e leggo: ‘è la proprietà di alcune sostanze di reagire tra loro formando composti nuovi’. Ci si chiede che cos’abbia a che vedere questo con un romanzo, dove sono in ballo personaggi umani. E la prima sorpresa è questa: che Goethe applica le leggi della chimica, delle scienze naturali, alla psicologia degli esseri umani. […] Un romanzo positivo? Sì, perché grande opera d’arte, che come tale è positiva sempre; ma non come opera ‘edificante’ (se le opere edificanti possono mai dirsi positive), perché al contrario esso è un libro che turba, che sgomenta, che pone mille interrogativi e non ne risolve alcuno: ma è forse questa la sua vera e unica positività. […] Quando leggo ‘Le affinità elettive’ sento quel sottile tremore ai nervi, metà delizia metà terrore, che pare colga gli animali quando sentono avvicinarsi il terremoto.” (dal saggio introduttivo di Italo Alighiero Chiusano)
27 – Sulla strada (Jack Kerouac)
Sal Paradise, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, incontra Dean Moriarty, un ragazzo dell’Ovest. Uscito dal riformatorio, Dean comincia a girovagare sfidando le regole della vita borghese, sempre alla ricerca di esperienze intense. Dean decide di ripartire per l’Ovest e Sal lo raggiunge; è il primo di una serie di viaggi che imprimono una dimensione nuova alla vita di Sal. La fuga continua di Dean ha in sé una caratteristica eroica, Sal non può fare a meno di ammirarlo, anche quando febbricitante, a Città del Messico, viene abbandonato dall’amico, che torna negli Stati Uniti. Postfazione di Fernanda Pivano.
28 – Le Cronache di Narnia (Lewis)
L’entusiasmante viaggio nel magico mondo di Narnia governato dal leone Aslan, popolato di animali parlanti, centauri, gnomi e streghe malefiche impegnati nell’eterna lotta tra il bene e il male. Riuniti in un unico volume i sette romanzi della saga che trascende il genere fantasy, ormai riconosciuta tra i classici della letteratura. “Il nipote del mago”, “Il leone, la strega e l’armadio”, “Il cavallo e il ragazzo”, “Il principe Caspian”, “Il viaggio del veliero”, “La sedia d’argento”, “L’ultima battaglia”. Età di lettura: da 11 anni.
29 – Romeo e Giulietta (William Shakespeare)
Con un colpo di mano prodigioso Shakespeare ha tratto da un exemplum moraleggiante della tradizione novellistica popolare la tragedia giovanile per eccellenza. Nel linguaggio della cultura popolare Romeo e Giulietta sono i sentimenti uccisi dai compromessi sociali, sono il rimpianto per la purezza che il diventare adulti ci ha fatto dimenticare, sono l’amore che nessuno è riuscito a vivere. Essi incarnano un mito, quello della tragedia del dolore innocente, con tutte le implicazioni ideologiche che comporta. E incarnano e continueranno a incarnare il mito dell’unione di Amore e Morte.
30 – Se questo è un uomo (Primo Levi)
Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, piú o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo piú questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli «altri», di fare gli «altri» partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari: il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore. Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato.
Primo Levi
31 – Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Luis Sepulveda)
«Prometti che non mangerai l’uovo» stridette aprendo gli occhi. «Prometto che non mi mangerò l’uovo» ripetè Zorba. «Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il piccolo» stridette sollevando il capo. «Prometto che avrò cura dell’uovo finché non sarà nato il piccolo». «E prometti che gli insegnerai a volare» stridette guardando fisso negli occhi il gatto. Allora Zorba si rese conto che quella sfortunata gabbiana non solo delirava, ma era completamente pazza. «Prometto che gli insegnerò a volare. E ora riposa, io vado in cerca di aiuto» miagolò Zorba balzando direttamente sul tetto. «Sepulveda costruisce un mondo dove aiutare chi è in difficoltà è il valore supremo, dove – lezione non trascurabile -riesce a volare ‘soltanto chi osa farlo’».
32 – Moby Dick (Herman Melville)
“Il primo capitolo di Moby Dick comincia con una dichiarazione non umana, ma angelica. Call me Ishmael: chiamatemi Ismaele, non già mi chiamo Ismaele. Non ha importanza il nome del protagonista narratore, ma ciò che egli simboleggia. Ismaele è l’uomo che si sa dotato di una superiorità non riconosciuta dal mondo: il primogenito di Abramo è un bastardo cacciato nel deserto, fra altri reietti; là impara a sopravvivere a questa morte, in perfetta solitudine, indurito contro le avversità.”
33 – Uno, nessuno e centomila (Luigi Pirandello)
Pubblicato nel 1927 è il romanzo più tipico di Pirandello, quello in cui meglio si manifesta il nucleo fondamentale di quel particolare sentimento della vita e della società che sta alla base di tutta la sua grande opera teatrale. Vitangelo Moscarda si convince improvvisamente che l’uomo non è “uno”, ma “centomila”; vale a dire possiede tante diverse personalità quante gli altri gliene attribuiscono. Solamente chi compie questa scoperta diventa in realtà “nessuno”, almeno per se stesso, in quanto gli rimane la possibilità di osservare come lui appare agli altri, cioè le sue centomila differenti personalità. Su questo ragionamento il tranquillo Gengé decide di sconvolgere la sua vita.
34 – Piccole donne (Louisa May Alcott)
“Piccole donne” è la storia delle sorelle March, così diverse eppure complementari tra loro: Meg, la maggiore, è la più mite e responsabile; Jo, ribelle e creativa, ha il dono della scrittura; Beth, dolce e delicata, suona il pianoforte con grande talento; Amy, frizzante e vanitosa, è la piccola di casa e sogna di diventare un’artista. Seguendo il succedersi delle stagioni, vediamo le quattro sorelle crescere e farsi donne prendendo parte ad alcuni degli eventi più significativi delle loro vite: quando, il giorno di Natale, rinunciano alla propria colazione per donarla ai bambini più poveri; quando Meg e Jo vengono invitate al ballo di Capodanno della signora Gardiner; quando stringono amicizia con il giovane Laurie e con il suo generosissimo nonno; quando si sostengono a vicenda nei momenti difficili, uscendone più forti e più unite di prima. Fin dalla sua pubblicazione nel 1868, “Piccole donne” è stato uno straordinario successo: considerato uno dei capolavori assoluti della letteratura per ragazzi, è un romanzo senza tempo che oggi, a distanza di oltre centocinquant’anni, ha ancora molto da dirci.
35 – Dr. Jekyll and Mr. Hyde (Robert Louis Stevenson)
Quando il dottor Jekyll inventa la pozione che lo trasforma nel doppio di se stesso, un essere deforme e capace di ogni misfatto chiamato Hyde, non sospetta ancora le conseguenze cui andrà incontro. Vittima della sua stessa creatura, Jekyll cade in una trappola autodistruttiva, fino a identificarsi spontaneamente con Hyde. Storia fra le più clamorose della letteratura moderna, entrata con forza nel nostro immaginario anche grazie alle numerose versioni cinematografiche che ha ispirato, Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (1886) a più di un secolo dalla pubblicazione stupisce ancora. Calata in un’avvincente trama giallo-poliziesca, la lotta impari che oppone Jekyll a Hyde mette in gioco temi di grande suggestione – la metamorfosi e il doppio, lo specchio e il sosia – fino a toccare le corde più segrete e inconfessate dell’animo umano.”
36 – Il Conte di Montecristo (Alexandre Dumas)
Da capolavoro del romanzo popolare a capolavoro del romanzo: la storia della fortuna de “Il conte di Montecristo” si potrebbe condensare nella lenta caduta di un aggettivo. Fin dal suo primo apparire, in quella Francia degli anni Quaranta dell’Ottocento che era il più fervido e convulso laboratorio delle rivoluzioni europee, la storia dell’eroe borghese Edmond Dantès, eponimo della sfortuna e dell’ingiustizia, che si trasforma in spietato giustiziere, fu accolta dalle migliaia di avidi lettori di feuilleton come la più iperbolica incarnazione dello spirito del tempo. Un successo fulmineo, sancito dall’immediato passaggio all’edizione in volume e da un incredibile numero di ristampe e traduzioni. Ma fin da subito, quell’aggettivo, “popolare”, suonò, in tutta una parte della critica colta, come una netta discriminazione, se non come una condanna. Al contrario, il “Montecristo” deve oggi essere situato nel posto che merita: all’apice della più felice stagione del romanzo europeo. Condotta sul testo francese meticolosamente stabilito da Claude Schopp, questa edizione comprende, oltre alla prefazione di Schopp, un apparato di note al testo, nonché un dizionario dei personaggi e delle persone storiche e un Indice dei luoghi.
37 – I promessi sposi (Alessandro Manzoni)
“I promessi sposi”, ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo tra 1628 e il 1630, anno di massima diffusione della peste, è ritenuto il più famoso e il più importante romanzo storico italiano. Basato su una rigorosa ricerca storica e linguistica, è anche considerato il passaggio fondamentale per la nascita della lingua italiana. Ad animare l’affresco di quel periodo c’è la vicenda amorosa degli umili Renzo e Lucia. Il loro matrimonio è ormai prossimo ma don Rodrigo, signorotto dei dintorni che desidera Lucia per sé, intralcia la felicità dei due giovani impedendo il matrimonio con la forza. «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai», dice uno dei bravi di don Rodrigo allo spaventatissimo don Abbondio. Tutti i personaggi si muovono all’interno di un contesto sociale e politico in cui gli umili sono vittime dei potenti ma in cui la fede nella divina Provvidenza, intesa come la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, aiuta ad andare avanti permettendo di accettare le difficoltà.
38 – Il giardino dei Finzi Contini (Giorgio Bassani)
Pochi romanzi italiani del Novecento sono entrati così profondamente nel cuore dei lettori come “Il giardino dei Finzi-Contini”, un libro che è riuscito a unire emozioni private e storia pubblica, convogliandole verso un assoluto coinvolgimento narrativo. Un narratore senza nome ci guida fra i suoi ricordi d’infanzia, nei suoi primi incontri con i figli dei Finzi-Contini, Alberto e Micòl, suoi coetanei resi irraggiungibili da un profondo divario sociale. Ma le leggi razziali, che calano sull’Italia come un nubifragio improvviso, avvicinano i tre giovani rendendo i loro incontri, col crescere dell’età, sempre più frequenti. Teatro di questi incontri, spesso e volentieri, è il vasto, magnifico giardino di casa Finzi-Contini, un luogo che si imbeve di sogni, attese e delusioni. Il protagonista, giorno dopo giorno, si trova sempre più coinvolto in un sentimento di tenero, contrastato amore per Micòl. Ma ormai la storia sta precipitando e un destino infausto sembra aprirsi come un baratro sotto i piedi della famiglia Finzi-Contini.
39 – La solitudine dei numeri primi (Paolo Giordano)
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano “primi gemelli”: due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d’esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
40 – Quer pasticciaccio brutto di via Merulana (Carlo Emilio Gadda)
Nel giro di pochi giorni, nel marzo del 1927, un furto di denaro e gioielli ai danni di una svaporata e fantasiosa vedova, la contessa Menegazzi, e poi l’omicidio della ricca, splendida e malinconica Liliana Balducci, sgozzata con ferocia inaudita, incrinano la decorosa quiete di un grigio palazzo abitato da pescecani, in via Merulana, come se una «vampa calda, vorace, avventatasi fuori dall’inferno» l’avesse d’improvviso investito ― una vampa di cupidigia e brutale passione. Indaga su entrambi i casi, forse collegati, Francesco Ingravallo, perspicace commissario-filosofo e segreto ammiratore di Liliana: ma la sua livida, rabbiosa determinazione, il suo prodigioso intuito per il «quanto di erotia» che ogni delitto nasconde e le pressioni di chi pretende a ogni costo un colpevole da dare in pasto alla «moltitudine pazza» non basteranno ad aver ragione del disordine e del Male. L’inchiesta sui torbidi misteri del «palazzo dell’Oro» gli concederà, al più, la medesima, lacerante cognizione del dolore di Gonzalo Pirobutirro. Giallo abnorme, temerario, enigmatico, frutto della irresistibile attrazione che su Gadda esercitavano il romanzo e i crimini tenebrosi ma insieme di una tensione conoscitiva che finisce per travolgere ogni possibile plot, il Pasticciaccio è anche il ritratto di una città e di una nazione degradate dalla follia narcisistica del Tiranno, dove si riversa a ondate tumultuose una realtà perturbata e molteplice ― e dove, a rappresentarla, sono convocate, in uno sforzo immane, tutte le risorse della nostra lingua, dei dialetti, delle scienze e delle tecniche.
41 – Cecità (Josè Saramago)
In un tempo e un luogo non precisati, all’improvviso l’intera popolazione diventa cieca per un’inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un’esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l’insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l’orrore di cui l’uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un’umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull’indifferenza e l’egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.
42 – Trainspotting (Irvine Welsh)
Irruento, sboccato, beffardo: “Trainspotting” racconta il sesso, lo sballo e la rabbia di un gruppo di ragazzi di Edimburgo e dintorni. Renton, Sick Boy, Spud e Begbie sono i dannati di un modernissimo inferno chimico, che vivono una vita sfilacciata e senza scampo, alla costante ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza. Terrorizzati all’idea di rimanere intrappolati nel vicolo cieco fatto di casa, famiglia e lavoro, trovano nella droga e nella violenza l’unica alternativa possibile al vuoto delle loro giornate. Alcuni moriranno, altri continueranno un’incerta esistenza sull’orlo del baratro, altri ancora decideranno di fuggire e di lasciarsi alle spalle in una sola, decisiva mossa la droga, i compagni e la Gran Bretagna.
43 – Il nome della rosa (Umberto Eco)
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un’abbazia dell’alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
44 – Il signore delle mosche (William Golding)
“Per me, ‘Il Signore delle Mosche’ ha sempre rappresentato ciò per cui sono fatti i romanzi, ciò che li rende indispensabili. Dobbiamo aspettarci divertimento dalla storia che leggiamo? Certo. Un atto dell’immaginazione che non diverte è un atto decisamente mediocre. Ma deve esserci di più. Un romanzo ben riuscito deve annullare il confine tra scrittore e lettore, così che l’uno possa fondersi nell’altro.” (dalla prefazione di Stephen King)
45 – Oliver Twist (Charles Dickens)
Venticinquenne, nel 1837 Charles Dickens inizia la pubblicazione a puntate di Oliver Twist su una rivista. Uscirà nel 1838. È un successo mondiale immediato – la prima traduzione italiana è già del 1840 – che proseguirà ininterrotto fino ai giorni nostri, con traduzioni, adattamenti per ragazzi, trasferimenti in altri media. Sarà Dickens stesso a dare il via a un diverso uso del materiale del romanzo nelle sue tournée, che presenteranno rielaborazioni in forma quasi teatrale di scene ed episodi che, ritagliati dal contesto e dotati di una loro autonomia, suscitano un vero e proprio entusiasmo tra il pubblico. Incentrato sulle alterne fortune del piccolo Oliver, il libro è una sorta di racconto fiabesco che sa descrivere la multiformità del mondo grazie anche a una mobilissima visione sottolineata dal continuo gioco di piani, che allarga e restringe il campo tra personaggi, classi sociali, società nel suo insieme; tra paesaggi rurali, panorami urbani, vie cittadine, caseggiati, botteghe e abitazioni… Un libro però che resta una grande favola e dove alla fine trionfa il principio del Bene.
46 – La luna e i falò (Cesare Pavese)
Pubblicato nell’aprile del 1950 e considerato il libro più bello di Pavese, “La luna e i falò” è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all’indomani della Liberazione, torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell’amico Nuto, ripercorre i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza in un viaggio nel tempo, alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, costruita come un continuo viavai tra il piano del passato e quello del presente, La luna e i falò recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di Liberazione, e li lega a problematiche private – l’amicizia, la sensualità, la morte -, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell’individuo rispetto al mondo e il suo triste destino di solitudine.
47 – Alice nel Paese delle Meraviglie (Lewis Carroll)
“Si può leggere di primo acchito, senza pause, o comunque indifferenti alle interruzioni; poiché da qualsiasi punto si ricominci la lettura, è come riprendere la storia da un punto fermo, senza nessi da ricordare con quanto precede. Ogni pagina è un inizio: per l’episodio che segue, per il personaggio che viene introdotto, per la situazione in cui Alice si trova. […] L’invito al lettore è di seguire Alice nel suo viaggio fantasioso così come le piccole Liddell l’hanno seguito in barca, lungo il Tamigi, il 4 luglio del 1865. Rinunciare a cercare troppo astrusi significati ha un grande effetto liberatorio; alla luce di quello che ancora una volta il saggio Re di Quadri sentenzia nell’ultimo capitolo: ‘Se non c’è nessun significato… questo, sapete, ci risparmia un mondo di guai, perché non abbiamo più bisogno di cercarne uno’.” (dalla prefazione di Luigi Lunari)
48 – Diario: L’alloggio segreto (Anna Frank)
Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno del 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori piú o meno ideali, si sostituisce la storia della lunga clandestinità: giornate passate a pelare patate, recitare poesie, leggere, scrivere, litigare, aspettare, temere il peggio. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini. La prima edizione del Diario subí tuttavia non pochi tagli, ritocchi, variazioni. Ora il testo è stato restituito alla sua integrità originale, e ci consegna un’immagine nuova: quella di una ragazza vera, ironica, passionale, irriverente, animata da un’allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni.
Questa edizione, a cura di Frediano Sessi, offre anche una ricostruzione degli ultimi mesi della vita di Anne e della sorella Margot, sulla base di testimonianze e documenti raccolti negli anni.
49 – Una donna spezzata (Simone De Beauvoir)
Monique ha sempre creduto nel suo matrimonio. Soprattutto, ha sempre creduto nel suo ruolo di moglie: muoversi sicura per casa, gestire la vita familiare, provvedere agli altri con la certezza di essere necessaria. Ma è bastata una frase di Maurice: “C’è una donna”. E se Monique è tradita dal marito, la madre di Philippe lo è dal figlio, che al progressismo materno preferisce lo spirito pratico e conservatore della moglie. Murielle, invece, non ha né mariti né figli con cui scontrarsi: due matrimoni finiti male e il suicidio della figlia la condannano a una solitudine che la rende cruda e volgare, astiosa verso il mondo e verso un Dio che forse non c’è. Tre racconti, tre donne, tre crisi.
50 – Gita al faro (Virginia Woolf)
“Girandosi, guardò al di là della baia, e laggiù, certo, scivolando a intervalli regolari sulle onde, prima due lampi veloci, poi uno lungo e durevole, c’era la luce del Faro. L’avevano acceso”. 1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull’isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici. Una sera programmano una gita al Faro. Per James, il figlio più piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato. Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione. A partire da un episodio all’apparenza insignificante, Virginia Woolf costruisce un romanzo profondo e straordinario, un viaggio nel cuore di una famiglia, tra conflitti sotterranei, alleanze e tensioni che sopravvivono nel tempo. Un esperimento letterario, un’elegia ai fantasmi dell’infanzia, un caleidoscopio di punti di vista e pensieri che la nuova traduzione di Anna Nadotti restituisce in tutta la sua struggente poesia. Introduzione di Hisham Matar.
51 – Il piccolo principe (Antoine de Saint-Exupéry)
In un deserto lontano, a mille miglia di distanza da ogni luogo abitato, un pilota d’aereo è costretto a un atterraggio d’emergenza per un’avaria. È completamente solo sotto il cielo infinito, in mezzo a un oceano di sabbia, quando una vocina gli chiede di disegnargli… una pecora. La strana richiesta arriva da un buffo ometto vestito come un principino, che fa un milione di domande curiose. Ma che cosa ci fa un bambino sperduto nel deserto? Da dove viene? E a cosa gli serve una pecora?
Così, dall’incontro tra due mondi – uno regolato dalle leggi degli adulti, l’altro che conosce solo i limiti dettati dall’immaginazione – nasce la commovente amicizia tra due anime solitarie, un’amicizia che illumina il cuore del pilota e gli insegna che a volte, quando le cose sono troppo difficili da capire, non c’è altra scelta che aprirsi al mistero della vita.
52 – Il profeta (Kahlil Gibran)
Dopo alcuni anni trascorsi in terra straniera, Almustafa (ovvero l’eletto di Dio), sente che è giunto il momento di fare ritorno all’isola nativa. In procinto di salpare egli affida al popolo della città di Orphalese un prezioso testamento spirituale: una serie di riposte intorno ai grandi temi della vita e della morte, dell’amore e della fede, del bene e del male. Pubblicato a New York nel 1923, “Il Profeta” viene subito accolto con grande favore di pubblico soprattutto presso i giovani, i quali vedono in Gibran un maestro di saggezza. A distanza di tanti anni l’interesse è rimasto immutato: silloge che abbraccia i problemi fondamentali dell’esistenza, il capolavoro del poeta libanese è anche libro di notevole fascino. Il clima sospeso e rarefatto, il ritmo incantatorio di una scrittura lirica di presa immediata, incisiva e visionaria, l’incontro tra due opposte culture, l’orientale e l’occidentale, sono la cifra di uno stile inconfondibile.
53 – Io non ho paura (Niccolò Ammaniti)
L’opera più importante di Marcel Proust, un capolavoro della letteratura universale per l’ambizione che l’autore vuole realizzare: comprendere l’essenza del tempo per sfuggirne le costrizioni. Un tripudio di emozioni analizzate dall’abile penna dell’autore. Marcel racconta i suoi ricordi, i moti della sua anima per farci capire la realtà che vive, ricca di introspezione, amore, dolore e tradimenti, alla costante ricerca della conquista della sua vocazione letteraria. I personaggi sono finemente analizzati e la società è resa nelle sue più profonde sfaccettature.
54 – Don Chisciotte della Mancia (Miguel De Cervantes)
Don Chisciotte è il simbolo della cieca fede in un ideale che resiste a qualunque oltraggio, il suo scudiero Sancho invece l’allegoria vivente del buon senso, della concretezza anche ingrata del reale. Ma il romanzo di Cervantes si presenta come opera ben più stratificata e complessa, impossibile da costringere nei limiti di questa stilizzazione unilaterale: è insieme una galleria dei generi letterari del suo tempo, dalla poesia d’amore al romanzo picaresco alla novella pastorale; lo specchio del controverso passaggio dagli ideali di armonia e misura rinascimentali alla follia inventiva del Barocco; ma anche e soprattutto una riflessione senza tempo sulla natura umana e sulle sue ineliminabili contraddizioni.
55 – Gente di Dublino (James Joyce)
Considerati tra i capolavori della letteratura del Novecento, questi quindici racconti – terminati nel 1906 ma pubblicati soltanto nel 1914 perché per la loro audacia e realismo gli editori li rifiutarono – compongono un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali della vita umana: l’infanzia, l’adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Fa da cornice a queste vicende la magica capitale d’Irlanda, Dublino, con la sua aria vecchiotta, le birrerie fumose, il vento freddo che spazza le strade, i suoi bizzarri abitanti. Una città che, agli occhi e al cuore di Joyce, è in po’ il precipitato di tutte le città occidentali del nostro secolo.
56 – Memorie di Adriano (Marguerite Yourcenar)
Giudicando la propria vita di uomo e l’opera politica, Adriano non ignora che Roma finirà un giorno per tramontare; e tuttavia il suo senso dell’umano, eredità che gli proviene dai Greci, lo sprona a pensare e servire sino alla fine. “Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo” afferma, personaggio che porta su di sé i problemi degli uomini di ogni tempo, alla ricerca di un accordo tra la felicità e il metodo, fra l’intelligenza e la volontà. I “Taccuini di appunti” dell’autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un’opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio.
57 – Il mondo nuovo-Ritorno al mondo nuovo (Aldous Huxley)
Scritto nel 1932, “Il mondo nuovo” è ambientato in un immaginario Stato totalitario del futuro, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificabile a un malinteso mito del progresso. Il culto di Ford domina la società mentre i cittadini, concepiti e prodotti industrialmente in provetta, non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Produrre, consumare. E, soprattutto, non amare. Un libro visionario, dall’inesausta forza profetica, sul destino dell’umanità. E sulla forza di cambiarlo. Al romanzo, qui per la prima volta accompagnato dalla fondamentale Prefazione che lo stesso autore scrisse nel 1946, segue la raccolta di saggi “Ritorno al mondo nuovo” (1958) nella quale Huxley tornò a esaminare le proprie intuizioni alla luce degli avvenimenti dei decenni centrali del Novecento.
58 – Lessico famigliare (Natalia Ginzburg)
“Lessico famigliare” è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg: “Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l’acido cloridrico’, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole”.
59 – Le Metamorfosi (Franz Kafka)
Nell’autunno del 1912, a Praga, tra 17 novembre e il 7 dicembre, Franz Kafka scrisse “La metamorfosi”, l’incubo sotterraneo e letterale di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che si sveglia un mattino dopo sogni agitati e si ritrova mutato in un enorme insetto. La speranza di recuperare la condizione perduta, i tentativi di adattarsi al nuovo stato, i comportamenti familiari e sociali, l’oppressione della situazione, lo svanire del tempo sono gli ingredienti con i quali l’autore elabora la trama dell’uomo contemporaneo, un essere condannato al silenzio, alla solitudine e all’insignificanza.
60 – Il Piacere (Gabriele d’Annunzio)
Questo romanzo, pubblicato nel 1899, descrive il paradigma del gusto e della sensibilità dell’Italia umbertina di fine Ottocento. Andrea Sperelli, il protagonista, è un giovane intellettuale appassionato d’arte e a sua volta pittore e poeta. Colto, aristocratico e raffinato, ma al tempo stesso scettico e cinico, costituisce il primo alter ego letterario di Gabriele D’Annunzio. Sperelli giunge a Roma nell’ottobre del 1884, attratto dal fascino barocco della città. Qui conosce Elena Muti, con cui vive un’appassionata relazione che si conclude nel 1885, quando la giovane donna lo lascia e si allontana da Roma. Andrea si dà allora alla vita depravata, cercando nelle sue numerose amanti qualcosa che possa ricordargli Elena, finché un rivale in amore lo sfida a duello e lo ferisce gravemente. Nel corso della convalescenza presso la villa di una cugina, Andrea conosce la nobile Maria Ferres e, affascinato dalla sua bellezza spirituale, se ne innamora. Rientrato a Roma, Andrea incontra Elena, ora moglie di un lord inglese e vorrebbe riconquistarla. Nel frattempo arriva a Roma anche Maria… Inseguendo la crudele chimera del piacere come scopo di vita, Andrea pagherà un duro scotto.
61 – Siddharta (Hermann Hesse)
Chi è Siddharta? È uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita. Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il “costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l’aveva visto centinaia di volte con venerazione”. Siddharta è senz’altro l’opera di Hesse più universalmente nota. Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna. Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.
62 – Il cacciatore di Aquiloni (Khaled Hosseini)
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C’è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.
63 – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (Mark Haddon)
Christopher Boone ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo rapporto con il mondo è problematico: odia essere toccato, detesta il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso delle persone, non sorride mai… In compenso, adora la matematica, l’astronomia e i romanzi gialli, ed è intenzionato a scriverne uno. Si, perché da quando ha scoperto il cadavere di Wellington, il cane della vicina, non riesce a darsi pace. E gettandosi nel “caso” con la stessa passione del suo eroe Sherlock Holmes, finisce per portare alla luce un mistero più profondo, che gli cambierà la vita e lo costringerà ad addentrarsi nel mondo caotico e rumoroso degli altri. Con una nuova prefazione dell’autore.
64 – La casa degli spiriti (Isabel Allende)
Ci sono molti bambini che hanno sogni divinatori, ma queste cose passano quando perdono l’innocenza”
L’amore, la magia, il mistero, i sogni si mescolano alle violenze e agli orrori della guerra cilena che portò all’ascesa di Pinochet. Una saga familiare del nostro secolo in cui si rispecchiano la storia e il destino di tutto un popolo. Un grande affresco che, per fascino ed emozione, può essere paragonato, nell’ambito della narrativa sudamericana, soltanto a Cent’anni di solitudine di García Márquez. Alle Tre Marie, splendida tenuta di proprietà di Esteban Trueba, si intrecciano le passioni dei diversi protagonisti: Clara, la moglie del proprietario, trascorre un’esistenza avvolta nei ricordi; Férula, sorella di Esteban, dedica la sua vita agli altri; Blanca è innamorata di un servo del padre, Pedro, che avrà parte nella guerriglia della rivoluzione; Alba, la nipote, dovrà invece affrontare la dittatura mentre Esteban scoprirà, proprio a causa dei tragici eventi politici del suo paese, di amare innanzitutto la sua famiglia.
65 – Stoner (John Williams)
Nato in una famiglia di contadini poveri, Stoner scopre in sé una passione struggente per la letteratura e diventa professore. “Stoner” è dunque la storia di un uomo che conduce una vita semplice al limite della frugalità, una vita che lascia poche tracce. Ma “Stoner” è molto di più: è un romanzo sull’amicizia, sul matrimonio, sull’ambiente universitario, un romanzo sociale e – non da ultimo – un romanzo sulla fatica e sulla resistenza. Sul duro, implacabile lavoro nelle fattorie, sull’impegno che richiede la vita matrimoniale, sulla difficoltà di allevare con paziente empatia una figlia all’interno di una famiglia avvelenata, e sul tentativo di avvicinare alle meraviglie della letteratura studenti universitari spesso insensibili. È soprattutto un romanzo sull’amore: amore per la poesia e per la letteratura, ma anche amore romantico. È un romanzo su cosa significa essere umani. Riscoperto una decina di anni dopo la morte del suo autore, “Stoner” è diventato un caso editoriale internazionale, assurgendo a vero e proprio libro di culto: «una scoperta meravigliosa per tutti gli amanti della letteratura» secondo Ian McEwan, «uno dei più grandi romanzi americani del ventesimo secolo» nel giudizio di Bret Easton Ellis. «John Williams è uno di quegli scrittori che non puoi fare a meno di consigliare perché hai la certezza che farai felice il tuo prossimo»: parola di Niccolò Ammaniti.
66 – La noia (Alberto Moravia)
Considerato come il cardine di un’ideale trilogia iniziata con “Gli indifferenti” e conclusa con “La vita interiore”, “La noia” (1960) ci offre un ritratto profondo e spietato di un individuo senza strutture, senza appoggi, alienato dalla vita sociale. È la storia del pittore borghese e sfaccendato Dino, assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda, una storia di crisi, di fallimenti, di delusioni. Dal conflitto con la madre, di cui disprezza i valori borghesi, al mancato sollievo che spera di trovare nella pittura, fino alla relazione con la giovane modella Cecilia, che vuole avere, dominare, svalutare, per poterla afferrare, Dino viene descritto nei suoi tre aspetti di artista, di uomo, di amante, finendo per scontrarsi inevitabilmente con la realtà, una realtà che cerca di superare ed evitare e che allo stesso tempo in modo tautologico gli si nega, come una coperta troppo corta. Una volta abbandonata l’arte, il sesso ed il denaro rimangono gli unici strumenti per entrare in contatto con il mondo, finché il sospetto di un tradimento non fa sprofondare Dino in una spirale di lucida follia.
67 – Follia (Patrick Mc Grath)
Inghilterra, 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera – la passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell’ospedale, e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malìa talmente forte da risultare quasi incomprensibile – finché lentamente non ne affiorano le ragioni nascoste.
68 – Quel che resta del giorno (Kazuo Ishiguro)
La prima settimana di libertà dell’irreprensibile maggiordomo inglese Stevens diventa occasione per ripensare la propria vita spesa al servizio di un gentiluomo moralmente discutibile. Stevens ha attraversato l’esistenza spinto da un unico ideale: quello di rispettare una certa tradizione e di difenderla a dispetto degli altri e del tempo. Ma il viaggio in automobile verso la Cornovaglia lo costringe ben presto a rivedere il suo passato, cosi tra dubbi e ricordi dolorosi egli si accorge dì aver vissuto come un soldato nell’adempimento di un dovere astratto senza mai riuscire ad essere se stesso. Si può cambiare improvvisamente vita e ricominciare daccapo? Da questo romanzo di Ishiguro, acclamato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e vincitore del prestigioso Booker Prize, nel 1993 il regista americano James Ivory ha tratto un famoso film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson.
69 – Sherloc Holmes (Arthur Conan Doyle)
Il più popolare detective di tutta la letteratura mondiale, Sherlock Holmes, creato nel 1887 dalla geniale penna di Arthur Conan Doyle, ha sempre un solo scopo: risolvere con l’arma della sua intelligenza gli enigmi che gli si presentano, anche quando sembrano assolutamente inespugnabili. Fedele alla sua «scienza della deduzione», che sfrutta ogni minimo indizio, segno o dettaglio per trovare la soluzione, affronta crimini ingarbugliati e appassionanti con freddezza ed estrema razionalità. Le avventure di Sherlock Holmes riunisce dodici casi, uno più complesso dell’altro, in cui il celebre investigatore deve salvare la vita di un uomo o il patrimonio di una banca o una donna in pericolo, ricorrendo anche a travestimenti (da prete, da marinaio o da mendicante). Immancabilmente, al suo fianco c’è il dottor Watson, amico e biografo, sbalordito quanto il lettore dalle infallibili capacità deduttive di Holmes. «…c’era qualcosa nell’abilità con cui aveva afferrato la situazione e nella sua logica penetrante ed incisiva, che mi affascinava spingendomi a studiare i suoi metodi operativi e a seguire i fulminei e acuti ragionamenti grazie ai quali riusciva a sbrogliare i misteri più ingarbugliati.» Arthur Conan Doyle nacque a Edimburgo nel 1859. Benché il suo nome rimanga indissolubilmente legato a quello di Sherlock Holmes, lo scrittore ebbe anche altri interessi, tra cui la storia, il giornalismo e soprattutto lo spiritismo. Nel 1903 venne insignito del titolo di baronetto. Morì nel 1930. La Newton Compton ha pubblicato Le avventure di Sherlock Holmes e Il ritorno di Sherlock Holmes nella collana GTE e il volume unico Tutto Sherlock Holmes.
70 – Amabili resti (Alice Sebold)
Susie, quattordicenne, è stata assassinata da un serial killer che abita a due passi da casa. È stata adescata da quest’uomo dall’aria perbene, che la stupra, poi fa a pezzi il cadavere e nasconde i resti in cantina. Il racconto è affidato alla voce di Susie, che dopo la morte narra dal suo cielo la vicenda con inedito effetto straniante. Il libro procede avvincente come un giallo: vogliamo sapere chi l’ha uccisa, cosa fa l’assassino, come avanzano le indagini, come reagisce la famiglia. Ed è Susie che ci racconta tutto questo, aumentando così la nostra partecipazione emotiva. Lei “fa il tifo” per suo padre quando, opponendosi alla svolta che hanno preso le indagini della polizia, capisce chi è il vero assassino e, pur non avendo le prove, cerca d’incastrarlo. Amabili resti è un romanzo che ci commuove senza mai indulgere a sentimentalismi. Le vite dei genitori, dei fratelli e degli amici di Susie, spezzate dalla sua tragica scomparsa, vengono raccontate con lo spirito allegro e senza compromessi dell’adolescenza. E Susie aiuterà tutti, i lettori per primi, a riconciliarsi con il dolore del mondo. Con oltre dieci milioni di copie vendute nel mondo, Amabili resti è uno dei maggiori successi editoriali degli ultimi anni. Il regista Peter Jackson, Premio Oscar nel 2004 per Il Signore degli Anelli, ne ha tratto un film.
71 – Lettere dal carcere (Antonio Gramsci)
Credi che la corrispondenza mi preme molto: è il solo legame che mi unisce al mondo ed è ciò che rompe di tanto in tanto la mia segregazione e il mio isolamento” scriveva Antonio Gramsci (Ales, 1891 – Roma, 1937) alla cognata Tania nel maggio 1927 dal carcere.Gramsci era stato condannato a 20 anni nel 1926 per ordine del regime fascista. Durante la prigionia scrisse numerose lettere ad amici e familiari, fin quando gli fu concessa la piena libertà il 21 aprile 1937, per gravi problemi di salute che lo portarono alla morte una settimana più tardi.Questa raccolta comprende le lettere scritte tra il 1926 e il 1936, le quali offrono uno sguardo sul mondo intellettuale e privato di un personaggio chiave della storia italiana, tra aneddoti quotidiani e riflessioni morali, tra piccole gioie, come una rosa che fiorisce o un passerottino che si fa imboccare di briciole, e grandi dolori, come la malattia, l’isolamento o le incomprensioni e i rimproveri a coloro da cui Gramsci si sente sempre più abbandonato.
72 – L’altra verità. Diario di una diversa (Alda Merini)
Un alternarsi di orrore e solitudine, di incapacità di comprendere e di essere compresi, in una narrazione che nonostante tutto è un inno alla vita e alla forza del “sentire”. Alda Merini ripercorre il suo ricovero decennale in manicomio: il racconto della vita nella clinica psichiatrica, tra elettroshock e autentiche torture, libera lo sguardo della poetessa su questo inferno, come un’onda che alterna la lucidità all’incanto. Un diario senza traccia di sentimentalismo o di facili condanne, in cui emerge lo “sperdimento”, ma anche la sicurezza di sé e delle proprie emozioni in una sorta di innocenza primaria che tutto osserva e trasforma, senza mai disconoscere la malattia, o la fatica del non sentire i ritmi e i bisogni altrui, in una riflessione che si fa poesia, negli interrogativi e nei dubbi che divengono rime a lacerare il torpore, l’abitudine, l’indifferenza e la paura del mondo che c’è “fuori”.
73 – Oceano Mare (Alessandro Baricco)
Oceano mare racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell’oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici, con una scrittura suggestiva, immaginifica e musicale.‟Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare.Potrebbe essere la perfezione – immagine per occhi divini – mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità – verità – ma ancora una volta è il salvifico granello dell’uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un’inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della sabbia sterminata.”
74 – I Malavoglia (Giovanni Verga)
Quella dei Toscano è una famiglia di pescatori che vive ad Aci Trezza e che, nonostante la laboriosità, è nota col soprannome di “Malavoglia”. Il capofamiglia è padron ‘Ntoni; insieme a lui vivono nella casa il figlio Bastiano, detto Bastianazzo, con la moglie Maruzza, e i loro cinque figli: ‘Ntoni, Luca, Filomena, Alessio e Rosalia. L’unica fonte di guadagno per la famiglia è la pesca e dunque la “Provvidenza”, la loro vecchia barca. Dopo la partenza del nipote ‘Ntoni per il servizio militare il nonno, al fine di sopperire alla mancanza di una così importante risorsa per la famiglia, decide di prendere a credito un carico di lupini da rivendere al mercato di Riposto. Il naufragio della “Provvidenza” tuttavia provoca la perdita della merce e la morte di Bastianazzo, costituendo la prima di una serie di enormi sventure che si abbattono sulla famiglia togliendole ogni speranza di riscatto; tra queste soprattutto l’allontanamento del giovane ‘Ntoni, il quale rifiuta quella vita fatta di lavoro e sacrificio che non sente propria, provocando così la rottura di un equilibrio faticosamente costruito e basato sulla difesa delle tradizioni e dei valori familiari.
75 – Dracula (Bram Stoker)
In un tetro castello tra le nebbie della Transilvania il giovane avvocato inglese Jonathan Harker è ospite del misterioso conte Dracula, con cui tratta l’acquisto di alcune case a Londra. Ipnotizzato dai modi affascinanti e sottilmente minacciosi del conte, Jonathan non ne comprende la reale natura, finché un giorno si ritrova prigioniero tra quelle mura e teme di non rivedere mai più l’amata Mina, che lo attende a Londra. Nel frattempo, però, una nave senza equipaggio raggiunge le coste inglesi, trasportando una diabolica presenza… La morte, il sangue, l’amore, nel più celebre romanzo gotico di tutti i tempi. Una delle figure più inquietanti e sensuali della letteratura mondiale.
76 – Un uomo (Oriana Fallaci)
“Un uomo” è il romanzo della vita di Alekos Panagulis, che nel 1968 è condannato a morte nella Grecia dei colonnelli per l’attentato a Georgios Papadopulos, il militare a capo del regime. Segregato per cinque anni in un carcere dove subisce le più atroci torture, restituito brevemente alla libertà, conosce l’esilio, torna in patria quando la dittatura si sgretola, è eletto deputato in Parlamento e inutilmente cerca di dimostrare che gli stessi uomini della deposta Giunta continuano a occupare posizioni di potere. Perde la vita in un misterioso incidente d’auto nel 1976. Oriana Fallaci incontra Panagulis nel 1973 quando, graziato di una grazia che non aveva chiesto ma che il mondo intero reclamava per lui, esce dal carcere. I due si innamorano di un amore profondo, complice, battagliero. Lei lo affianca e ne condivide una lotta mai paga. “Il poeta ribelle, l’eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara. Anche se non combina nulla di immediato e di pratico, anche se si esprime attraverso bravate o follie, anche se viene respinto e offeso, egli muove le acque dello stagno che tace, incrina le dighe del conformismo che frena, disturba il potere che opprime.” (Prefazione di Domenico Procacci)
77 – L’amica geniale (Elena Ferrante)
L’amica geniale comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L’autrice scava intanto nella natura complessa dell’amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l’Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l’andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l’autrice ci ha abituati… Non vogliamo dirvi altro per non guastare il piacere della lettura. Dicevamo che L’amica geniale appartiene a quel genere di libro che si vorrebbe non finisse mai. E infatti non finisce. O, per dire meglio, porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell’infanzia e dell’adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto. La storia si dipana nei volumi successivi, per raccontarci la giovinezza, la maturità, la vecchiaia incipiente delle due amiche.
78 – La Divina Commedia (Dante Alighieri)
Un’ edizione integrale in un solo volume che racchiude Inferno, Purgatorio e Paradiso. Tutta la forza di un’ opera monumentale, redatta in forma unitaria e senza annotazioni, per regalare al lettore il piacere totale di un contatto diretto con il “gigante” della letteratura mondiale, il fiorentino Dante Alighieri. Questo poeta immenso che ha regalato all’ Italia il primato nella letteratura di tutti i tempi, un vero e proprio orgoglio nazionale da conservare gelosamente nelle nostre biblioteche.
79 – Il processo (Franz Kafka)
Il protagonista, Josef K., è uno stimato uomo d’affari che lavora in banca. All’improvviso, viene arrestato senza sapere l’imputazione. K. scopre così di essere oggetto di un oscuro processo, pensa ad un errore e decide di risolvere lo spiacevole malinteso. Cercando di combattere la macchina processuale, cervellotica e irrazionale, con la logica e pragmatismo K. si trova contro un muro di gomma che rifiuta la logica e pretende di dettare i tempi e la metodologia dello svolgimento del processo. K. non riesce a scoprire il proprio capo di imputazione, ma si trova costretto ad assumere uno stimato avvocato che lo difenda, il quale procede con delle azioni e dei passi che K. non è in grado di comprendere in pieno. L’avvocato lo rassicura sull’impegno profuso per il suo caso e sulla dedizione che riserva alla sua causa, ma K. si trova a vivere nella dimora dell’avvocato delle vicende surreali e decide di licenziarlo. Questa sua rinuncia alla difesa lo conduce alla sua condanna. Infatti Josef K. viene prelevato e portato in una cava, dove viene ucciso con una coltellata per ordine del tribunale. K., prima di morire, pensando alla sua squallida morte, esclama: “Come un cane!”.
80 – Via col Vento (Margaret Mitchell)
Ambientato nel Sud degli Stati Uniti nel periodo della Guerra Civile, Via col vento apparve nel 1936, quando il ricordo del sanguinoso evento era ancora ben vivo nella coscienza di molti americani. Rossella O’Hara, la giovane capricciosa e viziata protagonista del romanzo, affronta le avversità con spirito di conquista; incapace come il suo popolo di “riconoscere la sconfitta anche quando se la trova di fronte”, si appresta ad andare incontro al futuro pensando che “dopo tutto, domani è un altro giorno”. La società americana che si stava risollevando dalla profonda crisi economica iniziata dopo il crollo della borsa del 1929 accolse con un entusiasmo senza precedenti il messaggio del romanzo, facendolo entrare a buon diritto, anche grazie alla memorabile trasposizione cinematografica con Clark Gable e Vivian Leigh, tra i classici della letteratura contemporanea.
81 – L’isola di Arturo (Elsa Morante)
Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un’isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall’idillio solitario alla scoperta della vita: l’amore, l’amicizia, il dolore, la disperazione. Secondo romanzo della Morante dopo Menzogna e sortilegio (1948), L’isola di Arturo (Premio Strega 1957) confermò tutte le qualità della scrittrice romana: l’impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio. Arturo, come Elisa in Menzogna e sortilegio, «si porta addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre».
82 – I dolori del giovane Werther (J.W. Goethe)
“Il sentimento per lei inghiotte tutto; possiedo tanto, e senza di lei tutto mi diventa nulla”
“Quando descrive la propria infelicità, quando con un gioco estenuante di anafore ci fa sprofondare in essa come in un cupo gorgo oppure ce ne svela fulmineamente l’atrocità con una frase scabra, Werther tace il fatto che la sua passione è appunto un desiderio di morte. L’anelito preromantico verso l’infinito svela qui il suo volto distruttivo: dinanzi a esso i valori dell’esistenza impallidiscono assumendo la consistenza spettrale dei ‘sogni’, mostrando la patetica vanità delle ‘figure variopinte’ con cui il recluso decora i muri della sua prigione.” Paola Capriolo
83 – Rumore bianco (Don Delillo)
Il “rumore bianco” del titolo è il suono che ossessiona il protagonista del romanzo: forse è una semplice emissione della “partitura panasonica” in cui siamo immersi ogni giorno, oppure un minaccioso messaggio in codice. Jack Gladney, studioso di Hitler e direttore di un dipartimento di studi hitleriani nella sua università, tiene un corso sul fascino ipnotico esercitato dai discorsi del Fuhrer, dai canti e dagli inni del Terzo Reich; e finisce per calarsi nella materia delle sue ricerche al punto di ricavarne una specie di nicchia da cui non vuole più uscire. Il romanzo è appunto lo studio di questa perversione. Sino al giorno in cui una nuvola di gas tossico lo costringe a uscire dal suo rifugio…
84 – David Copperfield (Charles Dickens)
David, orfano di padre, vive una infanzia felice con la madre, ma questa poi si risposa con il signor Murdstone, un uomo crudele che la porta alla tomba. Privo di affetti, David sperimenta la dura scuola del maestro Creakle. Il patrigno gli impone un lavoro avvilente in un negozio di Londra. Disperato fugge a piedi a Dover, dove una zia, Betsey, accetta di occuparsi di lui. Lo manda a Canterbury, per educarlo, in casa del suo avvocato, padre di Agnes, una dolce fanciulla. Divenuto cronista parlamentare e conquistata anche fama letteraria, David sposa Dora che pochi anni dopo muore. Il giovane allora si accorge della dolce Agnes che sposa, dopo aver salvato il futuro suocero dalle trame del suo amministratore.
85 – Cuore (Edmondo de Amicis)
Questo libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, i quali sono tra i nove e i tredici anni, e si potrebbe intitolare: Storia d’un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d’una scuola municipale d’Italia. Dicendo scritta da un alunno di terza, non voglio dire che l’abbia scritta propriamente lui, tal qual è stampata. Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori; e suo padre, in fin d’anno, scrisse queste pagine su quelle note, studiandosi di non alterare il pensiero, e di conservare, quanto fosse possibile, le parole del figliuolo. Il quale poi, quattro anni dopo, essendo già nel Ginnasio, rilesse il manoscritto e v’aggiunse qualcosa di suo, valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose. Ora leggete questo libro, ragazzi: io spero che ne sarete contenti e che vi farà bene.
86 – Emma (Jane Austen)
Emma Woodhouse, bella, brillante e ricca, con una casa accogliente e un buon carattere, sembrava unire alcune delle migliori benedizioni dell’esistenza; e aveva vissuto per quasi ventuno anni nel mondo con poco di cui angosciarsi o irritarsi. (…) I veri aspetti negativi della situazione di Emma, infatti, erano proprio la possibilità di fare troppo come voleva e la predisposizione a pensare un po’ troppo bene di se stessa; questi erano gli svantaggi che rischiavano di rovinare le sue numerose qualità. Il pericolo, comunque, era presente in modo così inavvertito che essi non rappresentavano ancora una minaccia.
87 – La fattoria degli animali (George Orwell)
«I particolari concreti della vicenda mi vennero in mente il giorno in cui (allora vivevo in un piccolo villaggio) vidi un bambino sui dieci anni che spingeva per un angusto viottolo un enorme cavallo da tiro, frustandolo ogni volta che cercava di voltarsi. Mi colpì l’idea che se animali come quello riuscissero ad acquistare coscienza della propria forza saremmo impotenti contro di loro, e che gli uomini sfruttano gli animali in modo analogo a come i ricchi sfruttano i proletari. Presi allora ad analizzare la teoria marxista dal punto di vista degli animali.
Per la simmetria del racconto, i vari episodi, pur essendo tratti da fatti reali della Rivoluzione russa, vengono presentati in modo schematico e secondo un diverso ordine cronologico.
Alcuni lettori possono riportare l’impressione che il libro termini con la completa riconciliazione fra i maiali e gli esseri umani. Non intendevo dire questo: al contrario, io volevo che finisse con una stridente nota di discordia, poiché ho scritto quella parte immediatamente dopo la Conferenza di Teheran, che tutti pensavano avesse stabilito le migliori relazioni possibili fra l’URSS e l’Occidente. Personalmente non credevo che tali rapporti sarebbero rimasti buoni a lungo; e, come i fatti hanno poi dimostrato, non sbagliavo di molto.» George Orwell (1945)
88 – Gli indifferenti (Alberto Moravia)
Quando Alberto Moravia cominciò a scrivere questo capolavoro, nel 1925, non aveva ancora compiuto diciott’anni. Intorno a lui l’ltalia, alla quale Mussolini aveva imposto la dittatura, stava dimenticando lo scoppio d’indignazione e di ribellione suscitato nel 1924 dal delitto Matteotti e scivolava verso il consenso e i plebisciti per il fascismo. Il giovane Moravia non si interessava di politica, ma il ritratto che fece di un ventenne di allora coinvolto nello sfacelo di una famiglia borghese e dell’intero Paese doveva restare memorabile. Il fascismo eleva l’insidia moderna dell’indifferenza a condizione esistenziale assoluta.
89 – Le relazioni pericolose (De Laclos)
“Le relazioni pericolose” (1782) è ambientato nella Parigi del Settecento, dove la marchesa di Merteuil, falsa e devota, abbandonata dall’amante, Gercourt, decide di vendicarsi diso-norandolo. A questo scopo conquista la complicità del visconte di Valmont, suo ex amante e noto seduttore senza scrupoli. Valmont accetta la sfida e decide di sedurre la giovane Cécile, promessa sposa di Gercourt. Inizia così lo scambio epistolare (175 lettere) che mette in scena la rete diabolica elaborata da Valmont e dalla marchesa di Merteuil, tessuta in cinque mesi di progetti, manovre, sotterfugi, confessioni, elaborate ipocrisie, colpi di scena e complicatissimi intrighi. Nella rappresentazione dei due protagonisti principali, tutti presi dalla loro volontà di autoaffermazione, Laclos ritrae in modo del tutto originale il quadro realistico di una società moralmente dissoluta e crudele, ormai in discesa libera verso l’autodistruzione nel momento in cui elabora l’idea del massimo potere e del completo piacere, del dominio incontrastato e ottenuto con ogni mezzo, e a ogni prezzo. “Le relazioni pericolose” è stato oggetto anche di fortunati adattamenti cinematografici: Roger Vadim (1959), Stephen Frears (1988) e Milos Forman (1989).
90 – Novecento (Alessandro Baricco)
91 – Il rosso e il nero (Stendhal)
Stendhal scrisse “Il rosso e il nero” in pochi mesi, prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto: nel dicembre del 1827 un ex seminarista di una cittadina dell’Isère aveva sparato,durante una funzione religiosa, alla madre dei ragazzi di cui era stato istitutore e in seguito condannato a morte. Al posto dell’ex seminarista nel romanzo si trova Julien Sorel, un giovane provinciale orgoglioso, ambizioso e calcolatore, che ammira incondizionatamente Napoleone e la sua forza di carattere. Figlio del falegname della piccola città di Verrières, Julien compie i suoi studi nel seminario di Besançon, preparandosi alla gloria a cui si sente predestinato, divenendo ipocrita e bugiardo e perseguendo il suo obiettivo con ogni mezzo, fino a essere detestato da tutti. Due donne, però, lo ameranno per gli stessi motivi per cui gli altri lo detestano: Madame de Rênal e Mathilde, la prima in modo passionale, la seconda in modo più cerebrale ma ugualmente intenso. Julien amerà entrambe in maniera travolgente, ma dovrà fare i conti con la sua brama di potere e il suo desiderio di conquistare il mondo, che lo condurranno alla distruzione.
92 – Germinale (E. Zola)
Étienne Lantier, figlio di Gervaise Macquart, trova impiego nelle miniere del Nord della Francia, all’epoca della Prima rivoluzione industriale. Sconvolto dalle durissime condizioni di vita dei minatori, dagli infiniti turni di lavoro, dalle paghe magre, Étienne organizza i suoi compagni di lavoro in uno sciopero lungo alcuni mesi. Accanto a lui si muove anche Suvarin, un macchinista russo fattosi operaio per amore del popolo. Il contrasto sulle modalità di azione politica che dividono i due ben rappresenta le due diverse polarità presenti all’interno del movimento operaio nell’Ottocento: da una parte quindi Etienne vicino al socialismo e all’Internazionale appena fondata da Marx, dall’altra Suvarin più prossimo al nichilismo anarchico e in particolare al pensiero di Bakunin. Alla fine, durante la repressione cruenta di un’altra sommossa operaia, Etienne finirà intrappolato in una galleria, dove morirà in una drammatica scena l’amata Catherine. L’eccidio di lavoratori con cui lo sciopero si chiude è in realtà il primo seme di quella primavera di giustizia ed eguaglianza evocata dal titolo. Nel calendario della Francia rivoluzionaria, difatti, Germinale è il mese che segna il ritorno della primavera, della rinascita della natura. Pubblicato nel 1885, “Germinale” è uno dei romanzi più celebri di Zola, se non di tutta la letteratura francese dell’Ottocento; un accurato affresco storico ma soprattutto un esempio indimenticabile della potenza narrativa dello scrittore.
93 – I Buddenbrook (Thomas Mann)
Il primo grande romanzo di Thomas Mann racconta la storia di una famiglia tedesca dell’Ottocento che dopo anni di prosperità è esposta a una tragica decadenza: le basi di un patrimonio e di una potenza che sembravano incrollabili sono sgretolate da una forza ostinata e segreta. Opera di ispirazione autobiografica, questo romanzo, capolavoro della letteratura europea, esprime compiutamente la concezione estetica e politica dello scrittore tedesco, il suo rimpianto per una mitica e solida borghesia, la coscienza della crisi di un mondo e di valori destinati inesorabilmente a scomparire.
94 – I Miserabili (Victor Hugo)
I miserabili viene pubblicato per la prima volta in Belgio nel 1862. In quegli anni Victor Hugo si trova in esilio sull’isola di Guernesey, davanti al golfo di Saint-Malo, dove lo ha costretto un decreto di Luigi Napoleone, divenuto imperatore grazie al colpo di stato del 1851. L’opera di Victor Hugo, insieme alla sua attività politica, viene infatti considerata rivoluzionaria. Massimo esponente del romanticismo in Francia, lo scrittore non si limita a parlare dei sentimenti umani, ma descrive nelle sue opere le condizioni reali della gente, le ingiustizie della società francese e le difficoltà quotidiane del popolo. I protagonisti del suo romanzo non sono personaggi di fantasia, ma i veri “miserabili” della Francia del tempo, le vittime reali delle disuguaglianze che si perpetrano nel paese e dei drammi sociali di quell’epoca: emarginati, prostitute, famiglie indigenti, lavoratori sfruttati, bambini costretti a crescere troppo in fretta… Hugo denuncia la drammatica situazione in cui si trovano migliaia di persone attraverso le vicende di Jean Valjean, un “miserabile” costretto a scontare vent’anni di prigione per aver rubato del pane, che riacquisterà, la sua dignità di uomo.
95 – Cristo si è fermato a Eboli (Carlo Levi)
“Eboli – dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo – e l’ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali”. Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: “La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all’interno del nostro tempo, è l’ambasciatore d’un altro mondo all’interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell’opera di Carlo Levi: il protagonista di “Cristo si è fermato a Eboli” è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari”.
96 – Lisola del tesoro (R.L.Stevenson)
Entrato in possesso di una vecchia mappa appartenuta a un misterioso marinaio, il giovane Jim parte alla ricerca del tesoro mai ritrovato del famoso capitano Flint. Tra velieri e pirati, ammutinamenti e imboscate, iniziano una straordinaria avventura per mare e una spietata caccia al tesoro su un’isola deserta.
97 – Il tamburo di latta (Gunter Grass)
Oskar Matzerath è un giovane tedesco, nano e deforme, dotato di un’intelligenza superiore ma paranoica. Oskar ci racconta la sua storia dal manicomio dove è rinchiuso attraverso il suo inseparabile tamburino di latta. Parla di come al compimento dei suoi tre anni proprio lui si sia rifiutato di continuare a crescere per protesta contro suo padre, la famiglia e l’ipocrita società tutta. Grazie alla sua prospettiva Oskar vede il mondo dal basso e ne scorge gli orrori e la grossolanità in maniera ancora più marcata, non perdonando viltà e corruzione di nessuno, con ferocia e disincanto
98 – l Profumo (Patrick Suskind)
Jean-Baptiste Grenouille nasce nella Parigi del Settecento, nel luogo più mefitico della capitale: il Cimitero degli Innocenti. Orfano, brutto, apparentemente insensibile, ha una caratteristica inquietante: in una società non ancora asettica come quella contemporanea e impregnata di mille effluvi e miasmi, non emana alcun odore. E però dotato di un olfatto unico al mondo, e il suo sogno è quello di dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l’amore in chiunque lo fiuti. E per realizzarlo è pronto a tutto…
99 – L’eleganza del riccio (Muriel Barbery)
Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.
100 – Il giovane Holden (J. D. Salinger)
Sono passati più di sessant’anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell’aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l’Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a “exemplum vitae”, e ciò ne ha decretato l’immenso successo che dura tuttora. Torna, in una nuova traduzione di Matteo Colombo, il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l’immaginario collettivo e stilistico del Novecento.