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Gli angeli ci prendono per mano

Author: Byrne Lorna

12,35

“Imparo sempre qualcosa di nuovo sugli angeli. Non mi è stato detto tutto in una volta quando ero bambina. Le cose mi sono raccontate man mano che sono in grado di capirle, e le scrivo nel momento in cui mi viene detto che il mondo è pronto a comprenderle.” Sono passati quasi dieci anni da Un angelo tra i capelli, bestseller mondiale tradotto in oltre venti lingue nel quale Lorna si presentava ai suoi lettori annunciando la missione affidatale: ricordare al mondo che non siamo soli perché abbiamo tutti un angelo custode che veglia su ciascuno di noi. Oggi Lorna sente che è giunto il momento di approfondire con la delicatezza, la sensibilità e la sincerità tipiche della sua scrittura, temi e argomenti che finora aveva solo accennato. Così, aprendo il cuore al racconto toccante dell’incontro con il marito Joe, scomparso nel 2000, Lorna ci parla del ruolo che gli angeli hanno nelle nostre vite e si sofferma in particolare su quello dei nostri cari, anime del Paradiso a cui è permesso di farci brevi visite, e su come possiamo interagire con loro. Non solo. Forte di tutte le esperienze vissute sin da quando era bambina, Lorna ci parla dei suoi incontri con l’Arcangelo Michele, con l’Angelo Elia, soprattutto ci spiega come possiamo avvicinare Dio e gli angeli con la preghiera, come possono aiutarci e cosa chiedono. Perché sono intorno a noi e possono soccorrerci in ogni istante: basta avere la forza e la purezza d’animo per riconoscerli e, ovviamente, saper ascoltare le loro parole.

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

15 giugno 2017

ISBN

978-8817101516

Lingua

Italiano

Copertina flessibile

€ 17,30

COD: 7329 Categorie: , Tag: , , Product ID: 20856

Descrizione

Capitolo 1

L’inizio

 

Ero immersa nel mio mondo. Stavo colorando un disegno, le matite erano sparse sul pavimento. Facevo del mio meglio per non colorare al di fuori dei bordi, ma non ero molto brava e a volte sentivo un senso di frustrazione. All’epoca avevo circa quattro anni.

Quel giorno sulla mia manina apparve un’enorme mano dorata e piena di luce. Quel contatto mi riempì d’amore, tanto che quasi dimenticai il disegno che stavo colorando. La mia attenzione fu catturata dalla mano dell’angelo sulla mia, ero ipnotizzata da tutta quella luce e dai dettagli. Le lunghe dita erano perfette mentre si muovevano insieme alle mie, guidandomi mentre reggevo le matite colorate e sprigionando un bagliore di luce dalla punta delle dita. Anzi, l’intera mano irradiava talmente tanta luce da sembrare una torcia che illuminava il pavimento su cui era appoggiato il mio disegno e tutte le matite sparpagliate intorno a me.

Poi l’angelo mi disse: «Sta arrivando la tua mamma».

La mamma entrò nella stanza e per un attimo si mise accanto a me e disse: «Che bel disegno». Le sorrisi e lei andò verso la finestra ad aprire le tende per far entrare più luce. Parlai all’angelo rimanendo in silenzio, come facevo spesso. Non c’era bisogno di usare le parole per comunicare.

«La mamma non vede la luce che hai fatto per me. Non sa che non ho bisogno che mi apra le tende.»

L’angelo disse: «Lorna, ricordati di mantenere il segreto e di non dire niente».

Io gli risposi: «D’accordo».

Mia madre uscì dalla stanza per tornare in cucina.

Il nostro piccolo soggiorno era quasi sempre buio. Durante il giorno, la mamma non ci permetteva di accendere la luce. All’epoca i miei genitori erano in gravi ristrettezze economiche. Avevo quasi finito di colorare il mio disegno quando Blackie, la nostra gattina, entrò nella stanza e si sedette accanto a noi. L’angelo sollevò la sua mano dalla mia e la diresse verso le matite colorate sul pavimento. Poi, puntando il dito, le fece muovere senza toccarle. Scoppiai a ridere quando vidi che Blackie per tutta risposta si mise a giocare cercando di acchiappare le matite. Tenendone una tra le zampe, iniziò a rotolarsi sulla schiena. Lo faceva in continuazione, nel tentativo di non far cadere la matita mentre si rigirava.

Gli domandai: «Blackie riesce a vedere la luce che proviene dalla tua mano?».

L’angelo disse: «No, Blackie non vede la luce». La sua mano si riavvicinò al pavimento e il disegno venne illuminato dalla luce che irradiava.

Tutta contenta annunciai: «Ho finito!».

Sollevai il disegno e lo guardai attentamente. In quel momento l’angelo mi sussurrò all’orecchio: «Sai Lorna, sei perfettamente capace di colorare anche senza il mio aiuto». Me lo disse, ne sono certa, perché da bambina non credevo di essere abbastanza brava da riuscirci.

«Grazie angelo per i tuoi insegnamenti e il tuo aiuto» gli dicevo ogni volta che metteva la sua mano sulla mia per aiutarmi a colorare.

Ho visto angeli con i miei occhi ogni giorno della mia vita da quando ero una neonata. Non riesco a immaginare come sarebbe la mia esistenza se non vedessi gli angeli o non parlassi con loro. È una cosa normale per me, ma so che per te non lo è.

Tutto quello che posso dirti è: per favore, metti da parte i tuoi dubbi e datti una chance per capire che non sei solamente un essere umano. Sei un miliardo di altre cose. Hai un’anima. Sei un essere spirituale, oltre che una persona con un corpo. Pensaci per un attimo. Se sei in qualche modo scettico, o persino cinico, fatti una domanda: che cos’avresti da perdere se ti aprissi alla possibilità di avere un angelo custode?

In una fredda giornata invernale chiesi a mia madre se potevo andare a giocare in giardino. Lei disse: «Sì, ma copriti bene, d’accordo?». Le dissi di sì e corsi verso l’ingresso a prendere il cappotto. La mamma mi raggiunse e mi disse: «Ecco un paio di vecchi guanti. Ti terranno le mani calde». Attraversai di corsa l’ingresso e mi fermai per un attimo di fronte alla porta dell’officina. Quella stanza era molto buia. Mi ci voleva sempre un po’ di tempo perché gli occhi si abituassero all’assenza di luce per riuscire a farmi strada fino alla porta sul retro senza farmi male in mezzo a quella baraonda (all’epoca vivevamo ancora a Old Kilmainham).

L’abitazione di Old Kilmainham sembrava una casa delle bambole. Abbiamo vissuto lì dalla mia nascita fino a quando è crollato il tetto e io avevo cinque anni. Non sono molto brava a ricordare l’età, quindi non ne sono del tutto certa. Comunque, dopo che crollò il tetto, ci trasferimmo a Ballymun, a casa di mia cugina Nettie. Viveva da sola. I suoi genitori erano morti quando era giovane. Vivemmo con Nettie solo per qualche anno e dopo ci trasferimmo in una casa popolare a Edenmore, nel quartiere di Raheny. In quella zona le case erano tutte uguali. Papà rimase ferito a causa di un infortunio sul lavoro. Per quanto ne so, gli affidarono un incarico dirigenziale al posto di un risarcimento in denaro. I soldi extra del nuovo incarico permisero a papà e mamma di mettere un po’ di risparmi da parte. Dopo qualche anno comprarono una casa a Leixlip, una cittadina fuori Dublino. All’epoca ero un’adolescente. Ho vissuto lì con la mia famiglia fino a quando ho sposato Joe e insieme abbiamo comprato un cottage a Maynooth con un mutuo statale.

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