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Il cuore bugiardo

1,99

Carolina è una ragazza disinibita e capricciosa, abituata ad avere tutto ciò che desidera e in questo assecondata dal padre  che la adora, specialmente dopo che la figlia maggiore Agatina ha avuto un incidente d’auto che l’ha lasciata distesa in un letto in un coma profondo.
Carolina è diventata l’amante di Cosimo, il marito di Agatina che vive nella grande villa con lei e il padre e nel complesso non è infelice. Quando desidera qualcosa lo chiede, ha tutti gli uomini che vuole, nella sua mente pensa al gionro in cui Agatina morirà e di sicuro Cosimo sposerà lei…ma una sera rientrando dalla spiaggia privata trova Guglelmo Ferrari, ospite del padre, che la sconvolge. Guglielmo è freddo, indifferente al suo fascino e sembra avere una intesa col padre che lei non capisce. Si impone su tutti come se fosse lui il vero padrone di casa e le mette a fianco una guardia del corpo che, oltre che seguirla passo passo, le impedisce di esibirsi in spiaggia o di comportarsi in modo troppo disinvolto. Col passare dei giorni, il suo interesse per Guglielmo cresce, così come crescono i misteri che aleggiano nella villa, specialmente intorno alla sorella in coma. Guglielmo ha cambiato l’infermiera, la cameriera, l’autista come se i precedenti non andassero bene. Ma mentre sembra che il giovane non sia interessato a lei, in realtà sta lottando con sé stesso per non lasciarsi travolgere dal fascino di Carolina. I colpi di scena si susseguono, l’incidente di Aagatina non sembra più solo un incidente, la vita stessa di Carolina è in pericolo…
I misteri verranno risolti, tutto rientrerà nella normalità e Guglielmo se ne andrà con i suoi uomini, lasciando Carolina a riprendere la sua vita dissipata e inutile. Ma ora non ne è più soddisfatta e si sente imprigionata sul fondo di un mare nero come la pece, trattenuta e soffocata come un palombaro. Ma anche i palombari tornano alla superficie, tirati a galla da legami che li tengono e li tirano su, su, sempre più a vedere di nuovo la luce del sole…


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Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

11 febbraio 2017

ISBN

9788899531140

Lingua

Italiano

Formato

Kindle

Kindle

€ 1,99

COD: 3261 Categoria: Tag: Product ID: 21954

Descrizione


Capitolo 1

IL CUORE IN FONDO AL MARE

La stanza era in penombra e l’uomo entrò silenzioso, i piedi nudi che non facevano rumore sul pavimento di coccio lucidato; la finestra era schermata da una tenda bianca che si sollevava appena alla brezza che veniva dal mare e lui si fermò un attimo per adattare gli occhi alla penombra afosa del pomeriggio.

Lentamente si avvicinò al letto, restando immobile ad ammirare la ragazza che dormiva, il respiro calmo e lento. Era distesa a pancia in giù, il viso di lato coperto dalla massa dei capelli scuri e lucidi, le mani ai lati del viso sul cuscino; aveva una sottoveste di raso giallo intenso, cortissima, lasciava quasi del tutto scoperto il culetto invitante e una gamba ripiegata mentre l’altra era distesa, abbronzatissime,  invitanti.

Il giovane le passò una mano sui capelli, in una carezza leggera, soffermandosi a giocherellare con le ciocche scure, sfiorando il collo sottile. La ragazza non si mosse, come se il sonno fosse talmente pesante da non farle sentire nulla, ma il respiro le si fece più veloce e lui sorrise, salendo sul letto a cavallo su di lei, le ginocchia ai lati del suo corpo. Con le mani aperte le accarezzò le chiappe, prese l’orlo della sottoveste e lo tirò verso l’altro, denudandole la schiena. La ragazza fece come un sospiro e si irrigidì appena, mentre lui le posava il suo membro rigido e duro sulle natiche.

Con un solo movimento fluido lei si girò a fronteggiarlo, togliendo la sottoveste e lanciandola nella stanza, gli occhi luminosi, i piccoli seni appuntiti che lo sfidavano. Anche la voce, roca, lo sfidava.

  Che vuoi da me?

Lui mugolò, cercando di infilare il suo membro tra le cosce di Carolina che se ne stava rigida. 

  Voglio tutto da te! Sei mia!

Lei fece un piccolo sospiro, un lampo di trionfo, di vittoria negli occhi scuri e disse, le mani che velocemente agguantavano il cazzo teso, lo imprigionavano, tirandolo verso di sé.

  Io non sono di nessuno, lo sai!  

L’uomo sibilò, le mani che impastavano i piccoli seni, pizzicavano i capezzoli fino a renderli duri e tesi.

  Puttana! Lasciami entrare nella tua fica, so che è già bagnata!

Lei buttò la testa all’indietro, i capelli che ondeggiavano, gli occhi chiusi e la bocca socchiusa, respirando profondamente, le mani che guidavano il membro sopra il pube liscio e depilato, gli facevano assaggiare la morbidezza della sua vagina affamata ma lo tenevano discosto, le piaceva da morire averlo in pugno, quell’uomo era suo, suo di diritto, l’uomo che la scopava ogni giorno, ogni notte, di nascosto da tutti, l’uomo che era il marito di sua sorella e che lei desiderava come una pazza e del quale non era mai sazia.

Per lunghi minuti Cosimo e Carolina fecero come una lotta silenziosa e poi lei cedette, e di colpo lui si trovò affondato nel profondo di un abisso che lo ingoiava, lo annientava. La cavalcò con rabbia, tenendole le braccia sul cuscino, chinandosi a baciarla sul collo, sulle labbra, mentre lei si lasciava sbattere quasi con violenza,  era lei la padrona, lei la vincitrice. Fino a che lui la desiderava era salva, non sarebbe mai rimasta sola e quindi era disposta a dargli tutto, tutto quanto potesse chiedere, voleva essere per lui l’unica fonte di piacere, così che Cosimo non andasse mai a cercare nessuna altra donna fuori da lì.

Il giovane disse sottovoce, calmando il ritmo, adagiandosi quasi su di lei, accarezzandola.

  Ora devo andare, Carolina.

Lei disse, gli occhi subito duri.

  Non mi vuoi più?

Cosimo le morse le labbra, il desiderio che lo faceva impazzire.

–  Io ti voglio sempre, non capisci? Mi stai distruggendo, ma continuo a volerti, ogni momento di più! Ma dobbiamo stare attenti, potrebbero scoprirci, sospettare… tuo padre mi guarda in un modo strano…

La ragazza si strinse al suo fianco, la voce appena udibile.

–  Che importa? Non sa nessuno che io e te…. non lo scoprirà mai nessuno.

Cosimo la guardò, era talmente bella che gli faceva trattenere il fiato. Ed era sua. Disse, piano.

–  Credo che tua sorella abbia capito. Ma tanto, lei non parla.

La voce era stata bassa, quasi cupa e Carolina si girò a guardarlo, la fronte corrugata.

–  Ma se non capisce nulla…. cosa vuoi che abbia capito….

Cosimo le parlò quasi duro, un lampo negli occhi scuri.

–  Non lo so, ma quando vado a trovarla mi guarda in un certo modo…. mi mette i brividi.

La ragazza non rispose, osservandolo mentre scendeva dal letto, si avvicinava alla porta, un senso di trionfo e contentezza, nessuno avrebbe mai potuto portarglielo via, tanto meno sua sorella! Ordinò, perentoria.

–  Prima di andare via devi pagare pegno! Mi hai svegliata!

Lui si fermò e fece un sorrisetto ambiguo.

–  Che vuoi ancora, puttanella? Non ti sono bastato?

Lei si rigirò nel letto, le braccia alzate, le gambe che si chiudevano ed aprivano invitanti.

–  Leccami…leccami la fica, Cosimo… lasciami la tua saliva di ricordo…

In un lampo lui fu di ritorno sul letto, le spalancò le gambe, si tuffò col viso e la succhiò, la morse, la leccò, mentre lei si divincolava e rideva, gli piaceva da impazzire quando lo sentiva incazzato, irritato. Con un’ ultima leccata lui si tirò su, il viso cupo.

–  Sei una porca ninfomane… ma non posso vivere senza di te!

Un’ora dopo il giovane se ne era andato, silenzioso come quando era arrivato e Carolina aveva fatto una doccia e poi si era infilata un paio di slip e un vestito scollato, si era pettinata e ora stava seduta di fianco al letto della sorella Agatina, osservandola spassionatamente.

Agatina aveva tre anni più di lei e si era sposata con Cosimo Di Salvo cinque anni prima, un matrimonio d’amore; Cosimo era di una antica famiglia della zona, aveva aranceti e uliveti e per di più teneva uno studio di consulenze legali in città, guadagnando bene e vivendo meglio. A Carolina non era piaciuto molto quando lo aveva incontrato, ma Agatina diceva meraviglie di lui e poi, come confidò ad una amica, non era lei quella che se lo sposava e quindi, se la sorella era felice… lei avrebbe trovato il suo uomo, prima o poi, non aveva fretta.

Ma due anni prima Agatina aveva avuto un incidente in macchina, mentre tornava al paese dopo essere stata a fare spese in città, la dinamica non  era stata chiarita, forse andava troppo veloce, forse le aveva attraversato la strada qualcosa, un cinghiale, una lepre e lei doveva aver sterzato di scatto, aveva piovuto, l’asfalto era scivoloso e la macchina era uscita di strada e si era capovolta. Agatina era rimasta imprigionata dentro la macchina per ore, fino a che qualcuno, passando, non aveva notato la macchina fumante e capovolta oltre il ciglio della strada ed era stata ricoverata in ospedale con una prognosi riservatissima. A mano a mano che i giorni erano trascorsi, le ferite nel corpo di Agatina si erano rimarginate ma la ragazza non si svegliava. Dopo quindici giorni i medici ipotizzarono, cauti, che potesse avere dei traumi tali da tenerla in un coma quasi totale; a volte apriva gli occhi, ma si vedeva che non sapeva dov’era o cosa stava accadendo intorno a lei e alla fine la diagnosi era stata impietosa e terribile: Agatina era in coma e nessuno sapeva se e quando si sarebbe risvegliata. Un mese dopo l’avevano riportata a casa, il padre aveva assunto una infermiera fissa e la vita aveva ripreso, in modo diverso.

Cosimo era andato a bussare alla porta della camera di Carolina tre mesi dopo che la moglie era rientrata a casa e lei lo aveva fatto entrare, sembrava distrutto.

–  Carolina, non ce la faccio più!

Lei lo aveva guardato, incerta.

–  Cosa è successo?

Il giovane aveva camminato avanti e indietro per la stanza come un leone in gabbia e poi le si era fermato davanti, i pugni stretti e il viso duro.

–  Voglio una donna, Carolina! Adesso, subito o impazzirò!

Lei lo aveva osservato con attenzione: era un bell’uomo, alto e magro ma forte e vigoroso e Carolina non si era mai tirata indietro con gli uomini, in genere li sceglieva con cura, brevi relazioni che interrompeva sempre lei e che la lasciavano soddisfatta e appagata, anche se solo per qualche mese. Lui era il primo che si faceva avanti e che la sceglieva e questo le diede uno strano senso di potere.

Senza parlare aveva chiuso la porta a chiave e guardandolo freddamente aveva detto.

–  Se vuoi che faccia quello che desideri, lo devi fare a modo mio. Io voglio carezze, dolcezza, sensualità. Non mi adatterò ad essere lo sfogo dei tuoi istinti repressi, solo perché non puoi sfogarti con tua moglie. Se mi vuoi,  devo diventare la tua amante, con tutto quello che ne consegue.

L’uomo l’aveva guardata a bocca spalancata.

–  Ma…Carolina!! Se ci scoprissero?

Lei aveva appena dischiuso le labbra in un sorriso beffardo.

–  Hai paura? Vorresti forse che io fossi a tua disposizione così, quando ti gira?

E lui aveva accettato la sfida.  Da allora era passato più di un anno e Carolina era contenta di come stavano andando le cose: Agatina era sempre in coma, prima o poi sarebbe morta, senza svegliarsi mai più, i medici dicevano che si stava spegnendo lentamente, come una candela; Cosimo ormai era legato a lei in modo indissolubile e, appena morta la sorella, era sicura che avrebbe sposato lei. Sì, le cose stavano andando bene. Gli occhi di Agatina si spalancarono, come se avesse sentito lo sguardo della sorella su di lei e Carolina la fissò, fredda. Sapeva che quegli occhi non la vedevano, chissà dove era rimasta la mente di Agatina e quegli occhi spalancati non significavano nulla. Agatina richiuse gli occhi e Carolina si alzò ed uscì, aveva compiuto il suo dovere giornaliero, suo padre ci teneva a che tutti andassero a trovare Agatina, voleva che lei si sentisse amata, curata.

Passò il resto del pomeriggio alla spiaggia, era una piccola spiaggia privata e da parecchi anni Carolina ne aveva fatto il suo palcoscenico personale. Le piaceva spogliarsi, spesso nuda e masturbarsi, esibirsi, sapeva benissimo che dietro i cespugli c’erano sempre dei guardoni, ragazzi del paese che venivano fino a lì appositamente per vedere la figlia di Alfio Caloi godere da sola come una troia in calore! A volte, quando raggiungeva l’apice del godimento, chiamava uno di loro a darle una mano, come diceva ridendo e per qualche giorno era il prescelto. Se lo godeva, lo toccava, lo faceva impazzire, permettendogli solo di toccarla con le mani, senza dargli adito di penetrarla, di fare realmente sesso e questo la rendeva ancora più soddisfatta di sé stessa, poteva tenere in mano qualsiasi uomo!

Anche quel giorno Carolina distese con cura l’asciugamano sulla sabbia, si tolse il reggiseno e poi gli slip e rimase nuda, rigirandosi, mentre da dietro i cespugli venivano rumori, sospiri. Poi si distese sull’asciugamano, le gambe allargate e ripiegate e cominciò la sceneggiata, a voce alta.

–  Uhhh che caldo che fa oggi… voi non avete caldo?

Un coro di voci maschili e giovani le diede ragione.

–  Caldissimo!

–  Mai quanto il caldo che tengo qua, tra le cosce…

Si toccò, si fece vento con la mano, un gemito salì dal cespuglio più vicino. Carolina si divertiva come una pazza. Chiese, a nessuno in particolare.

–  E che ci vorrebbe per far passare questo calore? Qualcuno che ci soffi su magari… Tonino, ci sei?

Da un cespuglio si alzò un ragazzo con gli slip rosso fuoco e fece un passo avanti.

–  Ci sono, ci sono…

–  Che saresti capace di soffiare per farmi vento?

Un movimento veloce e il ragazzo si inginocchiò al suo fianco, gli occhi fuori dalle orbite a guardarla. Lei allargò ancora di più le gambe.

–  E’ tutta depilata, vedi? Tua sorella ce l’ha depilata?

Tonino scosse il capo incapace di parlare.

Carolina disse, imperiosa.

– E soffia, che aspetti? Non vedi che va a fuoco?

Il ragazzo si chinò su di lei, soffiando con forza e lei rise, era così ridicolo!

–  Non ci siamo, non ci sai fare! C’è qualcun altro che sa soffiare come si deve?

Sbucarono in tre e si precipitarono da lei, giovani, li conosceva tutti da bambini, erano cresciuti assieme, loro dietro i cespugli e lei su quella spiaggia e nessuno di loro l’aveva mai scopata, se non col pensiero. C’era Tonino, il figlio del droghiere e Calogero, il figlio del mugnaio e Antonello, figlio di uno degli operai di suo padre e Gennarino figlio di un pescatore. Carolina si girò e rigirò sull’asciugamano, toccandosi, penetrandosi con le dita, lasciando che i ragazzi le soffiassero sulla fica, rossi in faccia e arrapati da morire, poteva vedere i gonfiori nei loro slip e poi ad un certo punto si stancò e li cacciò, brusca.

–  Via che adesso vado a farmi un bagno! Tornate a cuccia! Non siete stati all’altezza, magari domani dico a mio padre che vi cacci via tutti…

Era la minaccia che faceva sempre e loro si ritirarono di buon grado, ridenti, era la donna più bella e più disinibita che avessero mai visto, mai incontrato e quei momenti di intimità li facevano sentire uomini, sentire adulti.

Carolina si tuffò nell’acqua limpida, nuotò pigramente, un senso di insoddisfazione che la lacerava.

Le piaceva che la guardassero. Le piaceva che a volte la toccassero, li provocava, tanto era sicura che nessuno avrebbe osato nemmeno dire una parola o alzare un dito su una delle figlie di Alfio Caloi, lui era uno degli uomini più importanti del paese, anzi, della regione stessa. Aveva fabbriche, campi, poderi e gente che lavorava per lui, nessuno avrebbe voluto averlo come nemico, perdere il lavoro, non avere le sue referenze. E Carolina ne approfittava in modo ignobile, facendo il bello e cattivo tempo, a volte scegliendosi qualche bel ragazzo nei cantieri di suo padre e portandoselo nella casetta in mezzo agli aranceti, aveva spiegato ad Cosimo che non poteva smettere di scegliersi amanti, ogni tanto, si sarebbero chiesti tutti come mai e forse avrebbero cominciato a sospettare che ci fosse qualcosa tra lei e il cognato. Cosimo aveva accettato a denti stretti, avrebbe voluto che lei restasse solo sua, ma con Carolina non riusciva mai a dire o fare ciò che voleva, finiva sempre per fare quello che voleva lei, la donna che gli aveva messo a fuoco il sangue e gli aveva fatto dimenticare quella moglie-vegetale che ogni tanto lo guardava come se sapesse e lo redarguisse.

Alle sette Carolina raccolse l’asciugamano, la borsa, si infilò un copricostume e gridò, rivolta alla macchia di alberi che arrivava fin quasi alla spiaggia.

– Andate a casa, che ci rivediamo domani! E chissà… magari a uno di voi lascio toccare la mia fica…per sentire come è liscia!

Sentì delle risatine sommesse e si avviò ancheggiando lungo la spiaggia, poteva sentire gli sguardi che le trapassavano il leggero copricostume, poteva sentire i sospiri, se solo avesse voluto, li avrebbe potuti scopare tutti, un o dietro l’altro.

Eppure c’era sempre quel fondo di insoddisfazione dentro di lei, un qualcosa di sconosciuto che la metteva a disagio, come se sentisse che non era quella la vita che avrebbe voluto fare. Quando le capitavano quei momenti, diventava ancora più provocante con qualsiasi uomo si trovasse di fronte, come a scacciare quel senso di inadeguatezza, come se lo sguardo colmo di desiderio dell’uomo di turno la facesse tornare ad essere felice, serena.

Appena a casa andò in camera, si fece la doccia, indossò un corto abito bianco che metteva in risalto la sua abbronzatura e poi scese in salone ad aspettare che Filippa, la cuoca, venisse a dire che la cena era servita.

In salone c’era suo padre con un uomo che, di spalle, stava in piedi davanti a lui e quando lei entrò si girò a fissarla, gli occhi gelidi. Carolina si sentì un brivido di paura percorrerle la schiena, l’uomo era più alto di suo padre, che non era certo un uomo piccolo e la stava percorrendo con degli occhi di ghiaccio, come facendole i raggi X. Aveva i capelli nerissimi e tagliati corti, un viso duro, e gli occhi erano azzurri, profondi, indagatori e doveva avere circa l’età di Cosimo. Suo padre la chiamò vicina con una mano, sorridendo.

–  Vieni, Carolina. Ti voglio presentare Guglielmo Ferrari. Rimane con noi per un po’. Guglielmo, questa è Carolina, la mia figlia più piccola, Agatina l’hai già conosciuta.

Tese la mano e l’uomo la prese e la strinse appena, come se gli desse fastidio.

–  Quanto si ferma, signor Ferrari?

Suo padre tossicchiò appena.

–  Per parecchio tempo, Simo. Fino a che… le cose saranno sistemate.

Lei fissò suo padre, incerta.

–  Quali cose?

Guglielmo Ferrari disse, freddo.

–  Affari, signorina, niente che le interessi. Io e suo padre abbiamo degli affari in comune, tutto qui.

–  Ah. Capisco.

In quel momento Filippa entrò recitando la sua formula magica, ci teneva moltissimo a recitarla ogni sera.

–  Signori, la cena è servita!

Passarono in sala da pranzo e Guglielmo prese posto alla destra del padrone di casa, come se il suo posto fosse già stato concordato; Cosimo arrivò pochi minuti dopo e rimase un attimo indeciso, era suo il posto che quell’estraneo aveva preso. Alfio Caloi disse, cordiale.

–  Mettiti pure di fianco a Carolina, Cosimo. Come stavo dicendo, il signor Ferrari resterà per un po’ di tempo con noi.

– In vacanza, signor Ferrari?

L’uomo fissò Cosimo con lo stesso sguardo gelido con cui aveva guardato Carolina.

–  Non esattamente. Diciamo che unisco l’utile al dilettevole.

La ragazza chiese, melliflua.

–  Che lavoro fa, signora Ferrari?

L’uomo stava per rispondere ma Alfio Caloi gli posò una mano su un braccio dicendo in fretta.

–  E’ un consulente. E’ qui per aiutarmi in certe… decisioni. Ma ora basta domande, ceniamo, Filippa ha preparato la zuppa di pesce spada, sentirai Guglielmo, degna di un ristorante a cinque stelle!

Cosimo e Carolina si guardarono e la ragazza alzò appena una spalla ad indicare che non ne sapeva di più. Una cosa però le era chiara: quell’uomo non le piaceva e le metteva paura. E per di più, con un estraneo in casa, lei ed Cosimo avrebbero dovuto stare molto più attenti. Abbassò gli occhi sul piatto e cominciò a mangiare, la mente che lavorava velocemente. Lo avrebbe sedotto. Lo avrebbe costretto a desiderarla al punto da perdere la testa e allora lo avrebbe avuto in pugno, così che avrebbe fatto tutto quello che lei gli chiedeva pur che non lo rivelasse a suo padre. Si sentì meglio e alzò gli occhi, solo per incontrare quelli azzurri e gelidi di Guglielmo che sembravano averle letto nel pensiero e visto tutta la sua tattica, vanificandola


 

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