Descrizione
Capitolo 1
Venezia
Nella Venezia del ‘700 le donne portavano in dote, oltre che le lenzuola ricamate e le pezze di mussola per far camicie, anche le ricette di famiglia.
La novella sposa teneva un quaderno in cui aveva annotato le ricette che più le piacevano e ne era gelosissima, cercando di arricchirlo con le ricette della famiglia del marito e nello stesso tempo di non lasciarsi rubare le proprie.
Infatti, i libri di cucina veneziana, ancora oggi portano tra parentesi, accanto al nome della ricetta, il nome della famiglia alla quale viene attribuita, così che il medesimo piatto si può trovare fatto in modi diversi a seconda di chi lo faceva.
Noi siamo abituati ad immaginare la donna del ‘700 come ad una fragile statuina, oppressa da parrucche e chilometri di vestiti e mal riusciamo a figurarcela come la vera padrona della casa e, principalmente della cucina.
In realtà, la donna del ‘700 era una donna-manager sotto tutti gli aspetti. La sua impresa era la famiglia e lei doveva saperla gestire nel migliore dei modi e a questo veniva istruita fin dalla più tenera età, In genere andava sposa sui quattordici, quindici anni e a quell’età doveva essere in grado di gestire una casa, tenere a bada la servitù, saper ricamare e rammendare, oltre che a saper danzare, suonare almeno uno strumento, parlare almeno una lingua oltre al veneziano ed essere colta quel tanto che bastava per sembrare piacevolmente ignorante e, sopra a tutto, doveva saper cucinare. Era la padrona di casa che giornalmente stabiliva il menù, tenendo conto non solo di quanto bene doveva “apparire” agli occhi di eventuali invitati, ma anche e in principale modo all’economia. Poco o nulla andava sprecato nelle case nobili di Venezia, quasi quanto che nelle case povere e forse per questo le ricette che ci sono arrivate, parte di quei quaderni portati in dote dalle spose, ci sembrano oggi semplici e quasi insignificanti.
A differenza della cucina francese, la cucina veneziana usa ciò che trova, ciò che ha a disposizione, o adatta, lo rielabora, senza perdere nulla del sapore originario ma nello stesso tempo facendone piatti unici e di grande spessore.
Ecco così i “risi e bisi”, risotto con piselli, la “sopa coada”, i “osei scampai”, la “pinza de la marantega”, i “caramei” e decine di altri piccoli gioielli, facili da preparare e gustosi da mangiare.
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