Descrizione
Capitolo 1
Padre Gaspar udì il ruggito della tigre e alzò gli occhi dal libro che stava tentando di leggere. La pioggia continuava a cadere, ma sembrava che il vento si fosse un po’ calmato e anche il cielo sembrava più chiaro, meno pesante. Forse la tempesta stava passando.
Chiuse il libro di scatto, non poteva continuare a leggere, la mente era troppo distratta da quelle pagine, benchè fosse l’ultimo libro in francese che aveva ricevuto da sua sorella. Si alzò e andò alla finestra, l’alta figura asciutta e rigida, i capelli grigi come fili di ferro, lo sguardo fisso agli alberi della giungla che si torcevano e si piegavano al vento che li sferzava senza pietà. Il ponte sul fiume aveva ceduto durante la notte e sulla riva opposta erano rimaste sei famiglie; avrebbe dovuto organizzare delle squadre di soccorso, avrebbero dovuto gettare una passerella provvisoria, se l’acqua non era troppo vorticosa. E poi cercare ricoveri per i senza tetto e cibo, medicine. Non poteva aspettare, doveva cominciare subito a prepararsi, così che, appena la tempesta si fosse calmata, sarebbe stato pronto a partire. A passi veloci si diresse alla massiccia porta di legno e la spalancò, restando fermo sulla soglia. Strinse le labbra, la scena che aveva davanti era sempre uguale, ormai la conosceva bene e non doveva più meravigliarsene. Un domenicano dal volto ascetico se ne stava in ginocchio, le braccia spalancate, il viso rivolto verso l’alto, lo sguardo perduto in contemplazione di un rozzo Crocifisso di legno che pendeva dalla parete bianca. Con voce quasi dolce padre Gaspar disse.
– Andrè, appena hai finito, puoi venire da me?
Il giovane parve percorso da un brivido e girò verso l’uomo più anziano due occhi spiritati. Lo riconobbe e arrossì violentemente, alzandosi in fretta.
– Mi scusi, mon père, stavo… pregando.
– Non ti devi scusare. Ho soltanto bisogno del tuo aiuto. La tempesta si sta calmando e se continua così, domattina voglio partire. Il giro è lungo, dovrò stare via parecchi giorni, anche in previsione dei danni che troverò.
Padre Andrè lo guardava, uno sguardo di timore. Chiese a bassa voce.
– Quanto tempo?
– Non lo so. Quattro, cinque giorni. Se faccio a tempo, vorrei arrivare anche all’ospedale di Najiran e alla missione anglicana, potrebbero aver bisogno di aiuto.
– Ma, mon père…. E io ? – la voce era quasi di pianto e l’uomo corrugò la fronte. Rimase un attimo in silenzio, poi cercò di sorridere e disse con voce gentile.
– Tu baderai alla missione fino a che io sarò via. E’ un anno ormai che sei qui, dovresti sapertela cavare per pochi giorni.
Attese una risposta, che non venne e allora scrollò le spalle e disse, in tono più sbrigativo.
– Prepara viveri e medicinali, mentre io penso alla jeep. E anche delle torce elettriche e delle coperte. Avanti, padre Andrè, muoversi!
Il giovane parve aver ricevuto una frustata perché sobbalzò e uscì di corsa dalla stanza, le mani strette e infilate nelle larghe maniche della tonaca.
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