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La coppia perfetta

Author: B.F. Paris

4,75

Chiunque avesse l’occasione di conoscere Jack e Grace Angel penserebbe che sono la coppia perfetta. Lui un avvocato di successo, affascinante, spiritoso. Lei una donna elegante e una padrona di casa impeccabile. Chiunque allora vorrebbe conoscere meglio Grace, diventare sua amica, scoprendo però che è quasi impossibile anche solo prendere un caffè con lei: non ha un cellulare né un indirizzo email, e comunque non esce mai senza Jack al proprio fianco. Chiunque penserebbe che in fondo è il classico comportamento degli sposi novelli, che non vogliono passare nemmeno un minuto separati. Eppure, alla fine, qualcuno potrebbe sospettare che ci sia qualcosa di strano nel rapporto fra Grace e Jack. E chiedersi per esempio perché, subito dopo il matrimonio, Grace ha lasciato un ottimo lavoro sebbene ancora non abbia figli, perché non risponde mai nemmeno al telefono di casa, perché ci sono delle sbarre alle finestre della camera da letto. E a quel qualcuno potrebbe venire il dubbio che, forse, la coppia perfetta in realtà è la bugia perfetta…

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

5 marzo 2020

ISBN

978-8850256747

Lingua

Italiano

Formato

Cartaceo

Copertina flessibile

€ 9,99

COD: 8850256744 Categoria: Tag: Product ID: 22100

Descrizione

PRESENTE

La bottiglia di champagne urta il piano cucina di marmo, facendomi sobbalzare. Lancio un’occhiata a Jack, con la speranza che non si accorga di quanto sono agitata. Lui intercetta il mio sguardo e sorride. «Perfetto», mormora.

Mi prende per mano e mi porta dai nostri ospiti. Mentre attraversiamo l’ingresso, vedo i gigli in fiore che ci hanno regalato Diane e Adam per il giardino. Sono di un rosa splendido: spero che Jack li pianti in un angolo visibile dalla finestra della stanza da letto. Il solo pensiero del giardino mi fa affiorare le lacrime, che ricaccio subito giù. Con tutto quello che c’è in gioco stasera, devo concentrarmi sul presente.

Nel caminetto antico del salotto arde un bel fuoco. È marzo inoltrato ma c’è ancora una punta di gelo nell’aria, e Jack vuole che gli invitati siano il più possibile a loro agio.

«Casa vostra è davvero bella, Jack», commenta ammirato Rufus. «Non trovi, Esther?»

Non conosco né lui né lei. Sono nuovi della zona, e questa è la prima volta che li incontro, cosa che fa solo aumentare il mio stato di agitazione. Ma non posso permettermi di deludere Jack, quindi mi stampo in faccia un sorriso e prego che mi trovino simpatica. Esther non ricambia, quindi immagino voglia prima farsi un’idea. Non posso darle torto, però. Da quand’è entrata nella nostra cerchia di amici, un mese fa, si sarà sentita ripetere mille volte quanto Grace Angel, moglie del brillante avvocato Jack Angel, sia l’esempio perfetto della donna che ha tutto: una casa perfetta, un marito perfetto, una vita perfetta. Fossi in lei, sarei diffidente anch’io.

Lo sguardo mi cade sulla costosa scatola di cioccolatini che ha appena estratto dalla borsa, e provo un fremito. Non voglio che li dia a Jack, così le scivolo davanti e lei me li porge d’istinto.

«Grazie, sembrano deliziosi», esclamo tutta riconoscente, poggiando la scatola sul tavolino per poterla aprire dopo, quando serviremo il caffè.

Esther m’incuriosisce. È l’esatto contrario di Diane – alta, bionda, esile, riservata – e non posso che rispettarla perché è stata la prima a metter piede in casa nostra senza sdilinquirsi su quanto sia bella. Jack ha insistito a scegliere lui la casa, dicendomi che era il mio regalo di nozze, perciò l’ho vista per la prima volta al ritorno dalla luna di miele. Mi aveva detto che era perfetta per noi, ma soltanto dopo averla vista mi sono resa conto di cosa intendesse. Circondata da terreni, alla fine del villaggio, dà a Jack la privacy che tanto desidera, nonché il privilegio di possedere la più bella abitazione di Spring Eaton. E anche la più sicura. C’è un complicato sistema d’allarme, oltre a serrande blindate in acciaio a proteggere le finestre del pianterreno. Sembrerà strano a chi spesso le vede chiuse durante il giorno ma, come dice Jack a chiunque glielo domandi, con un lavoro come il suo la sicurezza è una priorità.

Abbiamo parecchi quadri alle pareti del salotto, ma di solito la gente fa più caso alla grande tela rossa appesa sopra il camino. Diane e Adam, che la conoscono già, non possono fare a meno di darle un’altra occhiata, e Rufus li segue, mentre Esther si siede su uno dei divani in pelle color panna.

«È straordinario», commenta Rufus, osservando affascinato la miriade di tratti che compone buona parte del dipinto.

«S’intitola Lucciole», lo informa Jack, impegnato a srotolare il fil di ferro della bottiglia di champagne.

«Non ho mai visto nulla di simile.»

«L’ha fatto Grace», gli dice Diane. «Ci crederesti?»

«E non avete visto gli altri suoi quadri.» Jack sfila il tappo senza quasi far rumore. «Sono davvero notevoli.»

Rufus si guarda intorno con aria interessata. «Sono qui?»

«No, temo siano appesi nel resto della casa.»

«Soltanto per gli occhi di Jack», scherza Adam.

«E di Grace. Non è vero, tesoro?» replica lui, indirizzandomi un sorriso. «Soltanto per i nostri occhi.»

«Sì, esatto», confermo, prima di distogliere lo sguardo.

Ci accomodiamo sul divano accanto a Esther e, mentre Jack versa lo champagne nelle flûte, Diane fa un sospiro deliziato, poi mi guarda.

«Oggi ti senti meglio?» mi chiede. «Ieri Grace non è potuta venire a pranzo con me perché stava poco bene», spiega a Esther.

«Era un po’ di emicrania», mi schermisco.

«Purtroppo Grace ne soffre spesso, ma grazie al cielo non durano mai a lungo», interviene Jack, con sguardo tenero.

«È la seconda volta che mi dai buca», fa notare Diane.

«Mi spiace tanto», dico.

«Be’, almeno stavolta non te ne sei dimenticata», rincara lei. «Perché non recuperiamo venerdì prossimo? Sei libera? Niente appuntamenti dal dentista che saltano fuori all’ultimo momento?»

«No, e spero niente emicranie.»

Diane si rivolge a Esther: «Ti va di unirti? Però dovremo scegliere un ristorante in città, perché io lavoro».

«Sì, grazie, con piacere.» Esther mi lancia un’occhiata, forse per accertarsi che non mi dispiaccia se viene anche lei, e mentre le sorrido mi sento terribilmente in colpa, perché so già che non mi presenterò.

Jack richiama l’attenzione degli ospiti per un brindisi di benvenuto a Esther e Rufus. Sollevo il calice e sorseggio lo champagne. Le bollicine mi frizzano in bocca e ho un improvviso lampo di felicità, che cerco di trattenere. Tuttavia, sparisce rapido com’è arrivato.

Mi volto a guardare Jack che parla animatamente con Rufus. Lui e Adam lo hanno conosciuto un paio di settimane fa al circolo del golf e gli hanno proposto di farsi una partita con loro. Dopo aver scoperto che era un giocatore eccellente, ma non abbastanza da batterlo, Jack ha invitato lui ed Esther a cena. Osservandoli insieme è evidente che Jack vuol fare colpo, perciò è importante che io mi accaparri le simpatie della moglie. Ma non sarà facile: se Diane non fa che mostrare ammirazione, lei sembra una persona più complicata.

Mi congedo un istante e vado in cucina a prendere le tartine già pronte, approfittandone per dare gli ultimi ritocchi alla cena. L’etichetta – alla quale Jack tiene moltissimo – esige che non mi allontani troppo a lungo, quindi in tutta fretta monto a neve gli albumi in una ciotola e li incorporo all’impasto del soufflé preparato in precedenza.

Mentre verso il composto nelle terrine monoporzione tengo d’occhio l’orologio, inquieta, poi le metto in forno, a bagnomaria, e annoto mentalmente l’ora precisa. Per un attimo mi assale un’ondata di panico al pensiero di non riuscire a fare tutto come si deve, ma cerco di restare calma, mi ripeto che la paura è mia nemica e torno in salotto col vassoio di tartine. Le distribuisco, grata dei complimenti che ricevo da ciascun ospite, perché so che li ha sentiti anche Jack. E infatti, dandomi un bacio sulla fronte, lui conviene con Diane che sono una cuoca eccezionale, quindi io tiro un impercettibile sospiro di sollievo.

Mi siedo accanto a Esther, decisa a fare progressi. Jack se ne accorge e mi libera del vassoio. «Ti meriti un po’ di riposo, amore, dopo tutta la fatica che hai fatto oggi», dice, reggendolo sulla punta delle sue dita eleganti.

«Non è stata per niente una fatica», dichiaro. È una bugia e Jack lo sa, dato che è stato lui a scegliere il menu.

Comincio a fare a Esther tutte le domande appropriate: come si trova qui, se le è spiaciuto lasciare il Kent, se i due bambini si sono ambientati nella scuola nuova. Per qualche ragione, il fatto che io sia ben informata sembra infastidirla, così mi premuro di chiederle i nomi del figlio e della figlia, pur sapendo già che si chiamano Sebastian e Aisling. So persino quanti anni hanno – sette e cinque –, ma fingo di esserne all’oscuro. So che Jack ascolta ogni mia parola e che si domanderà a che gioco stia giocando.

«Voi non avete figli, giusto», dice Esther, come fosse un’affermazione più che una domanda.

«No, non ancora. Abbiamo pensato di goderci un paio d’anni per conto nostro, prima.»

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