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Fa bene o fa male? Manuale di autodifesa alimentare

Il prezzo originale era: €20,00.Il prezzo attuale è: €19,00.

Dai salumi «cancerogeni» al famigerato olio di palma, dai misteriosi «zuccheri aggiunti» al temutissimo sale, oggi il cibo sembra più un nemico da cui difendersi che uno dei grandi piaceri della vita. Questo anche a causa del marketing, che sui temi dell’alimentazione si fa sempre più aggressivo, e della proliferazione di studi e articoli allarmistici che di scientifico hanno ben poco. È paradossale che, proprio quando abbiamo a disposizione un assortimento di cibo senza precedenti, non solo mangiamo troppo e male, ma siamo sempre più confusi e ansiosi rispetto a ciò che dovremmo o non dovremmo mettere nel piatto. La domanda che ci poniamo più spesso quando valutiamo un alimento è: «Fa bene o fa male?». E pretendiamo risposte facili, un sì o un no. Peccato che sia impossibile trovare una risposta senza prima comprendere come funzioni il motore della ricerca scientifica, come distinguere la scienza dalla pseudoscienza, o uno studio serio da una bufala di ultima generazione. In questo nuovo libro, perciò, Dario Bressanini ci dà una serie di strumenti per evitare di cadere nelle trappole dei media e della pubblicità. Lo fa prendendo in esame alcuni falsi miti, come la clorofilla che farebbe bene alla pelle e ai capelli, il cioccolato che «aiuta a dimagrire», ma anche a ottenere un premio Nobel, o il sale rosa dell’Himalaya che in realtà è prodotto in Pakistan. Avvalendosi di studi scientifici inoppugnabili, ci guida nella scelta di alcuni alimenti basilari, per insegnarci a distinguere le informazioni di cui abbiamo davvero bisogno da ciò che il marketing vuole darci a intendere. Con il linguaggio semplice e l’approfondimento scientifico che l’hanno sempre contraddistinto, Bressanini smonta a una a una le nostre paure alimentari, permettendoci di trovare da soli le risposte che cerchiamo e, quindi, di fare la spesa e sederci a tavola con più consapevolezza e serenità.

Informazioni aggiuntive

Editore

ISBN

978-8804764878

Data di pubblicazione

2 maggio 2023

Formato
Copertina flessibile

€ 20,00

COD: 8940 Categorie: , Tag: Product ID: 20484

Descrizione

01

Il POTERE MEDIATICO del CAMICE BIANCO

 

Non ci volevo neanche andare a quel dibattito. Anzi, non ci dovevo proprio andare. Evito sempre come la peste i dibattiti dove ci sono un pro e un contro. Sia che io debba sostenere la parte del pro oppure quella del contro. Questo tipo di dibattiti credo non serva quasi a nulla al pubblico, che esce spesso più confuso di prima, o semplicemente rimane con le proprie convinzioni, oppure viene convinto dal più simpatico, dal più loquace, dal più piacione, dal più autorevole, ma non necessariamente da chi spiega correttamente, senza allarmismi o esagerazioni, le cose come stanno. E poi molto spesso – quasi sempre direi – le cose sono più complesse di un sì o un no, ma siamo nell’epoca dell’informazione in pillole, dove il tempo è una risorsa scarsa e c’è poca voglia di ascoltare ragionamenti lunghi e articolati. Perché la realtà è complessa, ma noi adoriamo soluzioni e risposte semplici.

A volte però mi faccio fregare e mi strappano un sì, e quindi quella sera mi trovavo, dopo la proiezione di un pessimo film sugli organismi geneticamente modificati, a doverlo commentare condividendo il palco con una nota dottoressa, medico e nutrizionista radiofonica e televisiva. Il film era infarcito di tutte le più diffuse bufale sul tema: dai semi sterili a misteriose allergie non meglio specificate. Tutte cose già ampiamente dimostrate false. Volevo andarmene, ma ormai avevo accettato.

«Dobbiamo evitare di mangiare il fruttosio transgenico», esordì la dottoressa sotto il mio sguardo allibito. Il fruttosio viene prodotto a partire dal glucosio, che a sua volta deriva dall’amido, il quale a volte può anche arrivare da mais geneticamente modificato. Ma il fruttosio è fruttosio, non importa da dove arrivi. È una molecola, e una molecola non può essere «geneticamente modificata», qualsiasi cosa ne pensiate degli OGM. È sempre lo stesso identico fruttosio. Ho chiesto, poco cavallerescamente lo ammetto, se l’avessero mica bocciata all’esame di chimica a medicina, senza ottenere risposta. Ma il peggio doveva ancora venire, con citazioni di improbabili e misteriosi studi che «non vogliono siano pubblicati» fino ad arringare il pubblico scongiurandolo di non consumare OGM – che poi da noi mica si trovano da mangiare, perché soia e mais sono usati come mangimi animali, ma non importa – perché «poi arrivano nell’intestino e modificano il nostro DNA tramite il trasferimento genico orizzontale».

Anche questa era fantascienza, e alle mie vibranti proteste perché stava dicendo, per dirla con un eufemismo, delle fesserie, lei guardando il pubblico disse: «Io queste cose le so! Io sono un medico!».

Punto, set, partita. Aveva vinto lei. Era un medico, quindi che ne sapevo io, povero chimico e divulgatore scientifico? Lei sì che sapeva. Come osavo metterla in dubbio? Era un medico! Lavorava in ospedale (diceva). Aveva il camice bianco e io no. Lei andava in TV e io no. Poco importa che mi occupassi di quei temi da anni e avessi anche scritto un libro divulgativo sul tema. Perché il pubblico non avrebbe dovuto crederle? Me ne andai consapevole che per quella sera non ci sarebbe stato più nulla da dire o da fare.

Sedicenti esperti

Mesi dopo stavo leggendo un libro su come dimagrire. A un certo punto l’autore, un medico, parlando dei cereali scrive che

[…] questi sono diventati la base della nostra alimentazione, creando non pochi danni. Sono in molti gli esperti che sostengono che si tratta di alimenti a cui l’uomo non è geneticamente adatto, visto che, scarsi in natura e non digeribili senza lavorazione e cottura, sono stati introdotti con l’agricoltura.

«Creando non pochi danni»? «L’uomo non è geneticamente adatto»? Ma che dice? Secondo questo bislacco ragionamento, noi non saremmo geneticamente adatti neppure a mangiare patate, pomodori, mele, e la stragrande maggioranza di ciò che consumiamo tutti i giorni perché li mangiamo solamente da poche migliaia di anni. E poi chi e dove sarebbero questi «molti esperti»? Ma continua imperterrito:

[…] Alcuni dati indicano che anche chi non è celiaco può avere una reazione infiammatoria a livello intestinale in risposta all’esposizione al glutine a conferma che i cibi non previsti dalla nostra storia evolutiva lasciano tracce pesanti nell’organismo.

«Cibi non previsti dalla nostra storia evolutiva»? «Tracce pesanti nell’organismo»? Ero allibito. Per carità, il libro poi dà anche consigli sensati su come perdere i chili di troppo e migliorare la nostra alimentazione, ma perché diavolo parlare di cose che non si conoscono facendo affermazioni profondamente sbagliate? Evidentemente l’autore non aveva letto tutti gli studi sulla celiachia e la cosiddetta sensibilità al glutine, altrimenti non avrebbe scritto quelle cose.

La sera seguente ero a casa di mia madre e la televisione era accesa su un canale dove, con fare molto convinto, un medico rispondeva alle telefonate degli ascoltatori. Barba bianca e occhi un po’ spiritati, mi sono bastati pochi minuti per identificarlo: era l’autore di un best seller che racconta di come noi dovremmo mangiare cibi adatti al nostro gruppo sanguigno. Una cosa senza alcun supporto scientifico. «Se lo chiamano in televisione vuol dire che sa il fatto suo» mi apostrofò mia madre vedendo che inveivo contro il teleschermo. «Lui parla per la sua esperienza, gli studi che ha fatto, dopotutto è un medico, saprà quello che dice!»

Quella trasmissione per altro spesso invita anche medici per parlare degli ultimi ritrovamenti nei rispettivi campi. Ma come può uno spettatore distinguere chi racconta la sua teoria, senza supporto scientifico, da chi invece riassume le conoscenze accettate dalla comunità scientifica di un certo settore? Sono tutti medici, tutti col camice bianco.

È facile dare la colpa della disinformazione dilagante alle cosiddette «mamme informate», o ai gruppi Facebook, o a tutto il web dove persone insospettabili sostengono che i vaccini fanno male, che gli OGM fanno male, che il glutine fa male a tutti e non solo ai celiaci, che lo zucchero raffinato fa male solo perché raffinato o che il sale fa male ma quello rosa invece è miracoloso. Le persone non si inventano certe cose da sole. Se la disinformazione si diffonde è anche colpa di chi approfitta della fiducia che il pubblico ripone nella sua figura professionale e si mette a fare affermazioni senza fondamento scientifico.

Ogni categoria ha le proprie pecore nere, ma i medici sono una categoria speciale. Tutti noi prima o poi dobbiamo affidare loro la nostra vita o quella di un nostro caro. Non possiamo ipotizzare neanche lontanamente che a volte stiano dicendo cose false. E quindi ci fidiamo. Come categoria. Di solito nessuno crede a un chimico solo perché è un chimico (casomai è il contrario: «Cosa vuoi che ne sappia un chimico?»). Dei medici ci dobbiamo assolutamente fidare. Non possiamo permetterci di non fidarci. Ed ecco perché le affermazioni fatte da un medico pesano di più. E quindi se sono errate combinano più guai.

Ognuno di noi probabilmente ha una scala di autorevolezza percepita in base alla quale giudica le informazioni che riceve come più o meno affidabili. I medici e in generale le professioni sanitarie per molti occupano, sono sicuro, un gradino più alto degli altri. Ma in cima alla scala ci sono senza dubbio i medici e gli scienziati che hanno vinto il premio Nobel. Di quelli ci si potrà fidare a occhi chiusi, vero?

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