Descrizione
Capitolo 1
Lentamente mi stavo risvegliando.
La mia mente era ancora confusa, ma le voci che prima risuonavano solo in lontananza ora cominciavo a sentirle in modo decisamente più nitido. Prima di venire addormentata avevo provato mille sensazioni contrastanti: paura, ansia, ma anche eccitazione e gioia per quello che stava per succedere. Dal tono di voce delle persone che erano fuori capivo che doveva essere andato tutto bene ed ora ero solo impaziente, fino a quando un’infermiera entrò nella mia stanza lasciandoci sole, come se ci dovessimo conoscere.
Provai un’emozione indescrivibile quando la presi in braccio per la prima volta e pensai: «Eccoci qua. Insieme. Siamo solo noi due. Per la prima volta ti vedo davvero e non riesco già a fare a meno di amarti. Sei davvero un capolavoro! Il mio capolavoro».
In quel momento mi tornò in mente un gioco che la professoressa di Storia aveva indetto alle scuole medie. Era un gioco a premi: aveva sottoposto alla classe venti foto di opere d’arte e bisognava indovinare chi fossero gli autori. Per il vincitore c’era un otto ed in più in regalo la foto di un’opera a scelta. Avevo vinto io.
Ma stavolta non sapevo quale fosse la risposta esatta ed in palio non c’erano foto e voti: in premio c’era la possibilità di essere felice.
Ho ripensato tanto ad ogni momento di quello che è successo ed a come la mia vita, le mie certezze, siano state stravolte nel giro di pochi giorni.
A ventidue anni credevo di avere capito tutto; credevo di conoscere il mondo e di possedere tutto quello che volevo. Avevo raggiunto i miei obiettivi: dopo il diploma di ragioneria avevo subito trovato lavoro in una ditta a pochi chilometri da casa, tra Lodi e Milano. Nel paese dove ero nata e cresciuta con la mia famiglia mi conoscevano tutti. Sapevo di essere stimata e di essere considerata una brava ragazza. Avevo un bel gruppo di amici, tutti del posto. Ero nella compagnia in cui ogni ragazzo ed ogni ragazza del paese avrebbero voluto appartenere. Noi lo sapevamo, per cui eravamo molto selettivi e difficilmente permettevamo a qualche estraneo di far parte della nostra cerchia, per non perderci in immagine.
Ed infine, cosa più importante, avevo un ragazzo: Marco ed io stavamo insieme da quando ero in quarta superiore. Lui, più grande di me di quattro anni, lavorava già come benzinaio nel distributore dei suoi. Abitavamo a poche case di distanza l’una dall’altro. Chi non poteva essere contento della nostra relazione? I nostri genitori che si conoscevano da sempre. Gli amici, perché la nostra compagnia si fondava su equilibri basati su coppie radicate. Marco, perché si sentiva un uomo, visto che era il ragazzo di Alice Gunici, una delle più carine del paese. Ed io che sentivo di essere finalmente una donna, perché non ero una di quelle femmine ansiose e nevrotiche senza fidanzato, ma soprattutto perché il mio era Marco Bresoni, il più desiderato dalle ragazze del posto. Di certo era il più bel ragazzo che avessi mai conosciuto.
Cosa potevo volere di più?
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