Descrizione
1
La porta
1
Tre. Questo รจ il numero del tuo fato. Tre?
Sรฌ, tre รจ il numero mistico. Tre sta nel cuore della tua ricerca.
Quale tre?
Il primo รจ giovane, bruno di capelli. ร sul ciglio di rapine e delitti. Lo ha infestato un demone. Il nome del suo demone รจ EROINA.
Di che demone si tratta? Io non lo conosco, nรฉ lโho mai sentito, nemmeno nelle lezioni del mio tutore.
Cercรฒ di parlare ma aveva perso la voce, la voce dellโOracolo, Troia delle Stelle, Puttana dei Venti, anche quella si era spenta; vide una carta da gioco scendere svolazzando dal nulla verso il nulla, girando e rigirando nella tenebra pigra. Su di essa un babbuino ghignava appollaiato sulla spalla di un giovane bruno; aveva affondato con tanta forza le dita troppo umane nel collo del giovane che le punte erano scomparse nella sua carne. Guardando piรน attentamente il pistolero notรฒ che il babbuino impugnava una frusta con una di quelle mani contratte e strangolanti. I lineamenti dellโuomo cavalcato erano scomposti in unโespressione di smisurato terrore.
Il Prigioniero, mormorรฒ in tono quasi confidenziale lโuomo in nero (che si chiamava Walter e un tempo aveva meritato la fiducia del pistolero). Dร un poโ i brividi, vero? Un poโ i brividi… un poโ i brividi… un poโ…
2
Lโultimo cavaliere si svegliรฒ di scatto agitando freneticamente nellโaria la mano mutilata, sicuro che da un momento allโaltro gli sarebbe piombato addosso uno di quei mostri corazzati del Mare Occidentale soffiandogli addosso i suoi disperati e incomprensibili interrogativi mentre gli staccava la faccia dal cranio.
Invece un uccello marino, che era stato attirato dallo scintillio del sole mattutino sui bottoni della sua camicia, virรฒ nellโaria con uno starnazzo impaurito.
Roland si alzรฒ a sedere.
Un dolore lancinante e infinito gli pulsava nella mano. Ugualmente gli doleva il piede destro. Dita e alluce non smettevano di proclamare la loro presenza. Non aveva piรน la fascia inferiore della camicia, che somigliava ora a una maglia con lโorlo sfilacciato: ne aveva usato un pezzo per bendarsi la mano e un altro per bendarsi il piede.
Andatevene, intimรฒ alle parti mancanti al suo corpo. Ormai siete fantasmi. Andatevene.
A qualcosa servรฌ. Non a molto, ma a qualcosa servรฌ. Erano fantasmi, questo sรฌ, ma assai vividi.
Mangiรฒ carne secca. La sua bocca ne aveva scarso desiderio, il suo stomaco ancor meno, ma se lo impose. Quando ebbe finito, si sentรฌ un poโ piรน forte. Ma non gli restava molto, era quasi allo stremo.
E tuttavia cโerano delle cose da fare.
Si alzรฒ in piedi in equilibrio instabile e si guardรฒ intorno. Cโerano uccelli che si tuffavano in picchiata, ma il mondo apparteneva solo a lui e a loro. Le mostruositร erano scomparse, forse perchรฉ erano esseri notturni, forse perchรฉ erano sudditi delle maree. Al momento gli era indifferente.
Il mare era enorme, incontrava lโorizzonte in un punto di azzurro nebbioso impossibile a determinarsi. Rapito in contemplazione, per un lungo momento il pistolero dimenticรฒ il suo dolore. Non aveva mai visto acque cosรฌ sconfinate. Ne aveva sentito raccontare nelle storie infantili, naturalmente, e i suoi insegnanti โ alcuni di loro, almeno โ gli avevano assicurato che esistevano, ma trovarsi al cospetto di una tale immensitร , di una simile profusione di acqua dopo tanti anni di aride terre, gli era difficile da accettare… difficile persino da vedere.
Osservรฒ a lungo la distesa, incantato, obbligandosi a vederla, scordando temporaneamente il suo dolore stemperato nella meraviglia.
Ma era mattino e cโera ancora molto da fare.
Cercรฒ la mandibola nella tasca posteriore, attento a tastarla con il palmo della mano destra per evitare che fossero i moncherini delle dita a incontrarla se ancora era al suo posto, trasformando cosรฌ lโincessante singhiozzare dellโarto in urla straziate.
Cโera.
Bene.
Passiamo oltre.
Goffamente si slacciรฒ i cinturoni e li posรฒ su uno scoglio assolato. Sfilรฒ le pistole, rovesciรฒ i tamburi e ne fece cader fuori le cartucce inservibili. Le gettรฒ via. Un uccello fu richiamato dal lampo di luce lanciato da una delle pallottole, la raccolse nel becco, la lasciรฒ cadere e volรฒ via.
Le pistole avevano bisogno di manutenzione e giร da un pezzo avrebbe dovuto occuparsene, ma poichรฉ nessunโarma da fuoco in questo o in qualunque altro mondo vale piรน di una mazza se รจ priva di munizioni, per prima cosa si sistemรฒ in grembo i cinturoni e lentamente fece scorrere la mano sinistra sulle strisce di cuoio.
Entrambi erano bagnati dalla fibbia fino al punto in cui gli passavano sulle anche, dove sembrava che fossero rimasti asciutti. Estrasse dunque tutte le cartucce dai tratti di cinturone ancora asciutti. La sua mano destra continuava a intromettersi volendo svolgere il lavoro e dimenticando, nonostante il dolore, di essere stata ridimensionata, cosรฌ ripetutamente il pistolero si ritrovรฒ a riabbassarsela sul ginocchio, come respingendo un cane troppo stupido o renitente. Distratto comโera, per poco non se la schiaffeggiรฒ con lโaltra mano, una o due volte. Prevedo seri problemi, pensรฒ di nuovo.
Radunรฒ tutte le cartucce che sperava fossero ancora buone in un cumulo che risultรฒ scoraggiante per la sua esiguitร . Venti proiettili. Dei quali alcuni certamente avrebbero fatto cilecca. Non poteva fare affidamento sicuro su nessuno di loro. Sfilรฒ gli altri e ne fece un altro cumulo. Trentasette.
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