Descrizione
CAPITOLO 1
Nelle lunghe estati calde della Italia centrale, gli alberi danzavano con il vento della notte. Dentro la vecchia casa grigia con le persiane marroni, due ragazzi osservavano le altissime sagome oscillare nella brezza al chiaro di luna fuori dalla finestra della loro camera.
I fratelli condividevano una stanza e parlavano tra loro da un letto all’altro, cercando di non addormentarsi come fanno tutti i ragazzi. Quando si stancarono di parlare e di ridere, rimasero immobili ad ascoltare il vento che si muoveva tra gli alti alberi intorno alla loro casa, gemendo come un vecchio treno che si muove lentamente nell’oscurità.
Era la seconda settimana di Giugno e l’anno scolastico era finito presto, dal momento che durante i mesi invernali erano stati persi solo pochi giorni a causa della neve. L’aria stava diventando calda e le giornate lunghe, si estendevano fino a sera inoltrata. Daniele e Alex si erano appena trasferiti dal Nord la settimana prima. Avevano salutato i loro amici e la loro scuola e seguito il camion dei traslochi nel lungo viaggio sull’autostrada.
Una delle cose che più li aveva entusiasmati del trasferirsi nella loro nuova casa, nonostante avessero dovuto lasciarsi alle spalle tutto ciò che conoscevano, era il fitto bosco che si estendeva oltre il loro cortile. All’inizio i boschi oscuri erano un po’ inquietanti per Alex, che aveva otto anni, e Daniele, che ne aveva dieci.
Ma i ragazzi iniziarono a perlustrare con cautela questo nuovo mondo inesplorato e le loro giovani menti iniziarono a sognare avventure e misteri che si allargavano oltre l’erba del loro giardino. Anni dopo, quando ormai erano cresciuti e ognuno aveva una propria famiglia, i fratelli amavano parlare dei ricordi della loro prima avventura in Umbria. La foresta dei segreti.
Alex appoggiò la testa contro il vetro della finestra e guardò fuori nel bosco del loro nuovo giardino. Tutto sembrava così diverso dal loro vecchio quartiere. Li vi erano per lo più strade, marciapiedi e case, una dopo l’altra. Poteva praticamente toccare la casa dei loro vicini mentre stava ancora nel suo stesso vialetto. La sera, quando cenava con Daniele e i suoi genitori, se guardava fuori dalla finestra poteva vedere la famiglia della porta accanto fare la stessa cosa.
C’erano alcuni alberi, ma solo quelli piccoli che crescono di fronte a ogni casa. “Niente a che vedere con questi giganti”, pensò Alex, mentre guardava nel suo nuovo cortile. Mamma e Papà avevano scelto questa nuova casa così che i loro ragazzi avessero più spazio per giocare all’aperto e stare in mezzo alla natura.
Il Papà era cresciuto a Milano ed era stanco di vivere in città affollate. “I ragazzi hanno bisogno di spazio per giocare”, aveva detto il Papà alla Mamma. “Beh, c’è un sacco di spazio per girovagare qui”, si disse Alex. “Chi va sullo spazio?” chiese Daniele entrando nella camera da letto. “Nessuno va sullo spazio, Daniele”, rispose Alex. “Nessuno di noi è un astronauta.”
“Cosa è un astronuota?” Chiese Daniele incuriosito.
“Ho detto un ASTRO-NAU-TA! nessuno nuota nello spazio, nello spazio non c’è acqua!””, disse Daniele. “A proposito di acqua, voglio andare a vedere il fiume, dentro il bosco. È proprio lì che aspetta solo noi. Dai, prendiamo un po’ di provviste e chiediamo alla mamma”. I ragazzi si caricarono con l’attrezzatura completa da esploratore.
Avevano cappelli, cinture, bottiglie d’acqua e bandane legate al collo. Daniele portava uno zaino verde scuro che aveva riempito con una coppia di walkie talkies che aveva ricevuto il Natale prima. Portò anche il binocolo di Papà, una bussola di plastica e una guida sulla natura selvaggia che mostrava come costruire un capanno.
Pronti per l’avventura, tesero un agguato alla mamma in cucina, nel disperato tentativo di andare in esplorazione. In un primo momento, la mamma non si sentiva sicura nel permettere ai ragazzi di uscire a lungo tra i boschi. “Voi ragazzi non sapete nemmeno che c’è la fuori”, disse preoccupata la mamma. “Perché non aspettate un po’ più di tempo per ambientarvi?
Avete già riordinato i vostri armadi, messo in ordine le vostre cose?” “Lo faremo, lo promettiamo”, disse Daniele. “Non appena torneremo! Vogliamo davvero vedere il fiume!”. “Mamma, abbiamo davvero bisogno di spazio per giocare!”, supplicò Alex. “Papà ha detto così!”.
Il loro padre sentendo il putiferio entrò in cucina con un vecchio cronometro a tre tasti. Lo legò sulla cinta dello zaino di Daniele. “Ho impostato il timer per un’ora” disse Papà. “Quando suonerà, significa che è ora di tornare a casa. Non voglio che voi ragazzi girovaghiate troppo lontano finché non imparate a orientarvi là fuori.
I boschi come questi possono essere molto divertenti, ma possono anche essere molto pericolosi se non si sta attenti. State insieme così non vi perderete.” I ragazzi accettarono le sue istruzioni, marciarono fuori dalla porta sul retro come se fossero diretti in guerra e corsero eccitati giù per la collina e nei boschi. Quando entrarono nel sentiero, questo divenne più scuro sotto la volta degli alberi. Enormi querce e sempreverdi si innalzavano sopra di loro con tronchi spessi e ruvidi, che salivano in alto nel cielo con rami e foglie solo in prossimità della cima.
I ragazzi proseguirono lungo il sentiero fino a quando poterono sentire il rumore dell’acqua che si muoveva sulle rocce dove il letto del torrente gorgogliava. “Laggiù, lo vedo!” gridò Daniele. Il fiume era solo un piccolo pezzetto d’acqua. Si muoveva lentamente increspandosi occasionalmente mentre passava sopra le rocce più grandi e il suo letto si snodava attraverso la foresta come un serpente strisciante. Vecchi alberi morti ingombravano i boschi e alcuni cadevano sull’acqua, formando strani angoli come ponti di legno. I tronchi caduti erano perfetti per i giochi dei pirati. Danie le fece camminare Alex sull’asse di un fiume circondato da coccodrilli affamati, in attesa di divorarlo.
Alex consultò la sua bussola anche se non sapeva davvero come usarla. Affermò che si sarebbero dovuti dirigere verso ovest o, come Daniele ha ricordato a suo fratello minore, sarebbero dovuti andare a sinistra. Per circa un ora, i ragazzi saltellarono sopra le piccole rocce che riempivano l’acqua e girarono pietre per cacciare lucertole e girini d’acqua dolce, tenendo sempre un occhio attento ai serpenti.
La vecchia signora che viveva nella porta accanto, la signora Tassini, era arrivata il giorno in cui si erano trasferiti per salutare e dare loro un dolce che aveva preparato. Li mise in guardia sui serpenti, sulle vipere che vivevano nei boschi, che Papà aveva detto essere serpenti velenosi.
Era quasi bastato a far venire a Alex dei ripensamenti sull’intera idea di esplorazione. Ma dopo aver convinto il fratello maggiore e aver parlato con Papà su quanto fosse improbabile che ne vedessero uno con tutto il rumore che facevano, Alex si sentì un po’ meglio. “Se vedete un serpente, non calpestatelo e non provate a raccoglierlo. Andate nella direzione opposta e lasciatelo solo. Sono più spaventati di voi, di quanto voi non lo siate di loro”, aveva consigliato Papà. Alex si chiedeva se fosse davvero vero, ma si fidava di Papà. Il pomeriggio volse al termine e l’aria si fece leggermente più fresca mentre i ragazzi si muovevano più a fondo tra gli alberi. In realtà non si erano avventurati più di qualche centinaio di metri da dove avevano cominciato il loro viaggio, ma nelle menti dei ragazzi sembravano chilometri. Alex camminava dietro suo fratello e guardò il cronometro che pendeva dallo zaino.
“Mancano ancora cinque minuti, Dany. Dovremmo iniziare a tornare indietro.”
“Va bene, solo un minuto, voglio vedere cosa c’è qui”, rispose il fratello maggiore, mentre faceva un balzo gigantesco dalla roccia su cui si era fermato. Il suo piede slittò sul terreno bagnato, allargò le braccia per mantenere l’equilibrio, soddisfatto di non essere caduto nell’acqua di fronte a suo fratello minore.
“Stai attento, Alex,”
lo avvertì, comportandosi come se avesse attraversato centinaia di fiumi molto più grandi nella sua vita. “Sto andando su per la collina per vedere cosa c’è in cima.”
“Dany, non posso saltare così lontano” gridò Alex, mentre metteva un piede su una pietra scivolosa e affondava un ginocchio nell’acqua. Un bagliore si tuffò sotto una piccola pietra accanto alla sua gamba. Pensò subito ai serpenti, ma fu rincuorato quando una lucertola saltò fuori da sotto la roccia e rimase immobile nella terra come se pensasse che fosse mimetizzata. “Oh, non sei un serpente. Dove stai andando, piccoletto?” sussurrò silenziosamente Alex. La luce del sole scintillava contro le strisce verde scuro che scorrevano dalla testa alla coda dell’animale. La sua lingua scivolò dentro e fuori, dando l’idea di assaporare l’aria per il pericolo. Alex allungò la mano lentamente. Quando la punta del suo dito urtò la coda della lucertola, questa balzò in aria con un sussulto e si arrampicò di nuovo verso la sponda del torrente e fuori dalla vista. “Peccato”, pensò Alex. Alzò lo sguardo per trovare Daniele, ma non lo vide da nessuna parte.
Cominciò a fare un passo quando qualcosa di luccicante nell’acqua attirò per un istante la sua attenzione. Alex si diresse verso il punto in cui aveva notato l’oggetto luccicante. Si sistemò su una roccia e guardò giù nell’acqua. In un primo momento non vide nulla. Qualunque cosa aveva visto doveva essere molto piccola. Ma quando girò la testa, vide un altro luccichio. Allungò la mano nel torrente e raccolse un piccolo oggetto tondo di metallo che era stato posato sulla cima di una pietra liscia.
“Che cosa abbiamo qui?” Mormorò Alex a se stesso.
“Aspetta, una moneta! Fighissimo!” Alex strinse la moneta tra le dita e la esaminò nel sole del tardo pomeriggio. Vide su una faccia di essa, un campo di grano con una spiga in evidenza. Era il co lore dell’argento, ma sembrava molto vecchia e non come le solite monete che aveva visto. Alex la infilò nella tasca e alzò lo sguardo. “Dany?” chiamò, ma non vedeva ancora suo fratello. Guardò nel bosco, ma non riuscì a vedere nulla attraverso i fitti alberi. I suoi occhi si posarono su una fila di pini sulla collina e su quella che sembrava essere un’enorme roccia dietro di loro.
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