Descrizione
Che cos’è questo libro
Luca scorre ancora una volta, con attenzione, i fogli su cui insieme abbiamo appuntato le domande e i temi da affrontare per il primo giorno di riprese del nostro film. Nel silenzio della sua casa di Chelsea annuisce, posa i fogli, dice che possiamo iniziare.
Un piccolo passaggio al trucco, poi indossa la giacca dell’impeccabile completo di velluto grigio, si sistema le calze e i lacci delle scarpe. Ha chiesto di posizionare la macchina da presa del primo piano in modo specifico «Perché questo è il mio lato migliore».
La troupe è emozionata, siamo quasi una ventina di persone: fotografia, suono, produzione, regia. Non vediamo l’ora di incominciare. Stiamo per battere il primo ciak. Siamo tutti pronti. E insolitamente felici.
A quel punto Luca sorride, ci guarda e ci chiede se abbiamo fretta, se siamo tranquilli coi tempi.
«Certo che siamo tranquilli. Siamo qui per te e faremo tutto quello che serve per portare a casa il migliore film possibile.»
«Bene» dice lui, sempre sorridendo, con un’aria improvvisamente sorniona che prepara, o forse nasconde, quella seria, autorevole.
«Sappiate che ci sono un po’ di cose in più, che vorrei raccontarvi. Cose importanti, per me, che voglio che voi ascoltiate e che restino, perché… Perché sono importanti. Forse non c’entrano col film, o forse sì, poi vedremo, ma intanto mettiamole da parte. Ci tengo molto. Se per voi va bene.»
«Per noi certo che va bene, Luca.»
Siamo curiosi. Ed emozionati. Luca aspetta che le sue figlie passino per uscire di casa. Cathryn, con la sua discrezione anglosassone, offre alla troupe un paio di vassoi con dei dolcetti alla vaniglia e al cioccolato fatti in casa, e poi sale al piano di sopra.
Luca ci guarda, annuisce.
Pronti, diamo motore.
Il motore è partito.
Battiamo il ciak.
La bella stagione, scena uno, prima.
E allora possiamo dire azione, Luca.
E Luca inizia a raccontare.
Le cose che avevamo concordato, certo. Ma anche le cose importanti. Quelle che nel momento esatto in cui vengono raccontate sappiamo bene che non sono solo per noi. Devono viaggiare, andare lontano, raggiungere tutte le persone che gli hanno voluto bene o che non hanno mai sentito parlare di lui.
Il racconto spazia dai cari vecchi tempi di Cremona fino alla chiamata della Sampdoria, quando un presidente speciale, Paolo Mantovani, riunì alcuni dei più luminosi giovani talenti del calcio italiano per creare una squadra leggendaria. Poi Luca ci racconta delle altre squadre in cui ha giocato e che ha allenato, e dell’Inghilterra, di cosa ha di tanto speciale da essere diventata la sua seconda patria. Parla della sua esperienza lavorativa in televisione, della famiglia, delle sue amate figlie. E, quando è il momento, non ha alcuna esitazione a raccontare della malattia, quella che lui chiamava “il mio scomodo compagno di viaggio”, e poi ricorda con noi il giorno della telefonata del suo amico di sempre, Roberto Mancini, che gli chiede di accompagnarlo in Nazionale per un’avventura azzurra che, come sempre accade nello sport, avrà alti e bassi inimmaginabili per noi che viviamo a bordocampo.
Ci dice ciò che secondo lui bisogna trasmettere ai ragazzi, se vogliamo che si comportino da grandi. E cosa significhi abbracciarsi, quando ti succede un fatto bellissimo, come se si fosse tornati ragazzi.
In tutto il racconto, Luca infila “le cose importanti”: le idee, i valori, la sua filosofia morale, il tempo che passa, gli amici che restano, come affrontare le gioie e i dolori della vita, a cosa servono serietà e impegno e in che modo farle dialogare con leggerezza e divertimento. Il gruppo e l’amicizia. Quella speciale con Roberto, ma soprattutto come valore assoluto, come il sentimento più nobile di tutti, che gli ha permesso di legarsi con i compagni di squadra e con il presidente, l’Avvocato Agnelli, e con tutte le tifoserie che lo inneggiano di volta in volta come loro capitano, allenatore, bomber, capo delegazione. Amico.
Luca, come ha raccontato più volte in molte interviste e a noi stessi, credeva tanto nell’impegno personale.
«Bisogna sempre imparare. E ci sono almeno dieci cose che si possono fare senza aver bisogno di alcun talento: essere puntuali, lavorare con onestà intellettuale, impegnarsi al massimo, esprimersi bene, essere vitali, determinati, metterci tutta la passione, lasciarsi guidare, cercare di fare sempre qualcosa in più e farsi trovare pronti. Il talento può essere un dono, ma anche una conquista.»
Ecco, siamo partiti da questa specie di decalogo per strutturare il racconto. Le doti che dobbiamo cercare di avere, prima ancora di pensare a quale sia il nostro talento nella vita. Anche perché forse, quando abbiamo fatto tutto, ma proprio tutto per coltivare queste doti, poi, come per magia, il nostro talento si illuminerà e finalmente sapremo chi siamo davvero.
E così incominciamo: Luca accavalla le gambe. Ci parla, elegante, sereno, sorridente. Ogni tanto gioca con un braccialetto, o con la fede che porta all’anulare. Ogni tanto non gli piace una frase, o non gli viene una parola, e ride. Accanto a sé ha una bottiglietta d’acqua, per quando l’emozione lo assale all’improvviso e deve prendersi una pausa.
Ha una voce dolce, tranquilla. Ha una missione, uno scopo.
Ha dato un senso particolare alla sua intervista. Luca ha sempre chiaro il significato delle cose che fa.
Abbiamo raccolto le sue parole in tre diverse conversazioni: in una serata di diluvio a Milano, sul tetto di un hotel flagellato dalla pioggia; a casa sua a Londra; in una giornata splendente a Genova, di fronte al mare. Lì, su quel molo, c’era anche Roberto, e forse, per un istante, loro due si sono dimenticati di essere filmati. E di noi che li stavamo filmando.
Quelle che seguono sono le sue parole, così come ce le ha lasciate lui. Per farci vivere la vita di un ragazzo che nelle nebbie di Grumello Cremonese sognava di riuscire un giorno a fare il tiro perfetto: quel calcio alla palla che la fa andare là dove nessun portiere immagina possa finire, e che però poi non si ferma, quel volo, mai, e va dritto su, sempre più in alto verso il cielo, fino a che il pallone non si trasforma in una stella.
Pier Domenico Baccalario e Marco Ponti
Torino, novembre 2023
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