Descrizione
Capitolo 1
Frasi
Se dovesse qualcuno chiederti dov’è quel “capitano”, tu sussurragli delle sue storie, come fosse un romanzo, come fosse una leggenda, una criptica tempistica di un ufficiale di una squadra fantasma che ha firmato la disfatta di gente senza giustizia ed onore.
Cerco la verità, io ho già perso la mia partita con la vita… non dormo più, fumo sigaretta su sigaretta, ho la barba non fatta da mesi, ho lo sguardo perso…
Ma non posso permettere che quei pochi rimasti mollino.
Non sono ciò che sono, sono solo io…
Non c’è il mio nome, tutto questo non mi appartiene, guardo le mani e vedo le catene, sono stato a lottare sino alla fine
Sono un soldato, ben addestrato, con l’orgoglio di ciò che è, a prescindere che abbia un passamontagna od il volto scoperto, sono e sarò sempre io.
Mollare e fuggire…? No, non ha mai fatto per me. So cosa vuol dire, sono partito dal basso, ho fatto ogni tipo di esperienza, ho comandato uomini, sono stato addestrato ed ho addestrato, sono partito per missioni di pace e poi sono finito a combattere per la vera democrazia.
Ed ogni giorno il gioco è duro, ci ho preso gusto però, nulla potrà fermarmi, possono spararmi, uccidermi, ma non è possibile rubarmi l’anima.
NON ABBANDONATE MAI I SOGNI, I SOGNI SONO L’UNICA COSA CHE VI DARANNO LA FORZA DI AVERE UNA MARCIA IN PIÚ!
Il mio comandante, il mio generale diceva sempre: “le leggi e le regole devono essere osservate, non vanno infrante, ma… possono essere piegate”.
E ti dico, amico mio: Continua, lotta e vinci! Vorrei non essere costretto a pensare, vorrei poter sistemare tutto, vorrei poter tornare indietro! Ma non si può, purtroppo.
Ciò che mi rimane è questa libertà, una libertà che è divenuta una gabbia d’oro, devo romperla questa gabbia, devo aprirla… voglio volare amico mio, e so volare… vedrai!
A scuola, mi mancavano le cose “materiali” a differenza altrui, ma non mi è mai mancata la ricchezza vera, quella morale, quella che si ha dentro. Ma se mi dovessero domandare cosa si provava, risponderei che l’esser poveri era un lusso che apparteneva a pochi, come il lusso della privazione che si concedeva mia madre per potermi mandare avanti, proprio come me, che mi sentivo dentro un corpo senza braccia, ma con gambe, gambe forti che mi permettevano di correre, correre più che potevo senza voltarmi, mai.
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