Descrizione
Prologo
«Kelsey, lo sanno tutti che uomini e donne non possono lavorare insieme ed essere anche amici.»
JP Cane si appoggia al bordo del tavolo della sala conferenze , le braccia tatuate incrociate sul torace ampio e robusto, le maniche della camicia raffinata ripiegate fino ai gomiti e un sorrisetto più esasperante che affascinante.
«Ma di cosa diavolo stai parlando?» Scuoto la testa con le spalle curve su un foglio di carta millimetrata.
Ancora appoggiato al tavolo, JP abbassa le mani con disinvoltura e afferra il profilo di metallo. «L’altra sera, quando eravamo a cena insieme a Huxley e Lottie, tu hai dichiarato che potevamo essere amici.»
Lottie è mia sorella maggiore di dodici mesi e la mia migliore amica. È fidanzata con l’impareggiabile Huxley Cane, il nostro capo e fratello della spina nel fianco con cui sto parlando.
Ci siamo conosciuti per via di uno di quegli affascinanti casi del destino che vale la pena raccontare. La versione breve della storia? Lottie cercava un marito ricco per salvare la faccia nei confronti di una sua acerrima nemica, invece ad Huxley serviva una finta fidanzata per assicurarsi un accordo commerciale. Si sono incontrati per caso per strada, sul marciapiede. Dopo essersi accordati per aiutarsi a vicenda, hanno firmato un contratto e Lottie si è trasferita nella villa di lui.
Una specie di Pretty Woman, senza tutta la faccenda della prostituzione. Anche se … mia sorella ha avuto non poche difficoltà a resistere alle avances di Huxley e al suo fascino da maschio alfa.
Intanto che interpretava il ruolo della fidanzata adorante e follemente innamorata, Lottie ha continuato ad aiutarmi con la mia attività, la Organizzati e Sostenibili. È così che siamo state reclutate dalla Cane Enterprises e io mi sono ritrovata a lavorare a stretto contatto con JP, dato che è lui a supervisionare la mia area di intervento.
Come ho detto, un caso del destino. Non riesco ancora a credere che sia andata in questo modo assurdo.
«Non intendi ribattere?»
JP mi distoglie dai miei pensieri.
Dato che questa riunione non sta andando da nessuna parte, getto la penna sul tavolo e mi alzo dalla sedia. «Prima di tutto, non stavamo cenando insieme a Huxley e Lottie. Non era un doppio appuntamento.»
«Gesù, lo so» sbuffa esasperato. «L’hai ripetuto almeno quattro volte.» Usa le dita per farmi l’elenco. «Quando abbiamo suonato il campanello, perché siamo arrivati per caso nello stesso momento.
Quando eravamo in cucina e ci siamo scontrati perché entrambi volevamo prendere lo stesso bicchiere di champagne. Fuori dalla piscina, quando per caso siamo rimasti al tavolo da soli. E anche in salotto, stavi per dirmi che non eravamo a un appuntamento a quattro, ma Lottie ti ha interrotto per mostrarti il suo nuovo “giocattolo”.» Sorride, mostrando i denti bianchi e dritti da pubblicità. «Sto ancora aspettando i dettagli del nuovo accessorio.»
«E secondo … » continuo. Non gli parlerò mai di quel. .. dispositivo che Huxley ha regalato a Lottie. Non esiste. Arrossisco solo a pensarci. «Perché mai non potremmo essere amici?»
«Non è ovvio?»
Mi guardo intorno nella stanza, cercando di capire se mi è sfuggito qualche indizio, ma non noto nulla. Sposto di nuovo gli occhi su di lui. «No. No, non è affatto ovvio.»
Scuote la testa e fa il giro intorno al tavolo per sedersi accanto a me. «Perché, Kelsey, c’è un’attrazione palpabile tra di noi.»
Sbuffo così forte da vaporizzare una nuvoletta di muco nasale sui diagrammi davanti a me. Con disinvoltura, asciugo le gocce con la mano. Attrazione?
Voglio dire … certo, JP è un uomo molto avvenente. Una bellezza naturale, se si considera il taglio virile della sua mascella, punteggiata da una folta barba scura. I suoi capelli sexy e arruffati, appena arricciati in cima, sono sfumati ai lati, e sulle braccia nasconde dei tatuaggi che appaiono solo quando è a suo agio e si lascia un po’ andare. Sì, è bello e sexy, potrei anche averlo detto un paio di volte.
Ma in ogni essere umano c’è molto di più dell’avvenenza fisica, almeno per me. Perché io reputi qualcuno davvero attraente, l’uomo in questione deve mostrare buon cuore, avere una personalità accattivante ed essere in grado di farmi ridere.
Non sono sicura che JP abbia un cuore, e la sua personalità sembra quella di un figlio di mezzo in cerca di attenzioni con l’attitudine a non prendere nulla sul serio. Ogni tanto riesce a infilare qualche buona battuta qua e là, ma la sua tendenza a provocare, pungolare e aizzare il prossimo di solito ha la meglio.
Il suo è uno degli uffici più disordinati che abbia mai visto. Non riesco a trattenere un sospiro, l’ordine è una vera e propria ossessione per una persona attenta ai dettagli come me. Chi potrebbe trovare attraente un uomo la cui scrivania è ricoperta di cartacce e invasa da tazze da caffè e penne dai cappucci spaiati?
Allora, se sono interessata a JP? La risposta è un no deciso. «Pensi davvero che ci sia attrazione tra di noi?»
«Tesoro, posso percepire il sentore della chimica sessuale, e poiché è così palpabile, così denso, così muschiato … »
«Che schifo, non è muschiato.»
Cosa sto dicendo? Non è niente. Non c’è chimica tra di noi. Nulla di palpabile e soprattutto alcuna densità. Di certo non c’è nulla di muschiato. Chi è che descrive l’attrazione come muschiata?
Ma lui mi ignora e continua la sua inverosimile dissertazione. «Non possiamo essere amici e colleghi perché l’attrazione che cova tra di noi metterà sempre e per sempre il sesso in primo piano.»
Questa volta trattengo lo sbuffo e lascio che il silenzio riempia la stanza per qualche istante prima di chiudere lo spazio tra di noi fino a quando i nostri volti si trovano a pochi centimetri di distanza. Nonostante sia più alto di me di trenta centimetri, riesco a guardarlo negli occhi. «Hai la febbre? Sei malato? Ti sei preso qualcosa, per questo ti comporti così?»
«Sono in perfetta salute. Dovresti saperlo. Mi tieni sempre gli occhi puntati addosso.»
«Non lo faccio.»
Non lo faccio. Devo solo ribadirlo.
Non è vero.
Fa una risatina, un suono così fastidioso da farmi digrignare i denti. «Perché pensi che abbia arrotolato le maniche della camicia?»
Abbasso lo sguardo sui suoi avambracci tatuati: okay, certo, sono sexy, forse il suo punto di forza. Ma è tutto qui, un paio di avambracci virili. Non si può certo biasimare una ragazza se si diverte un po’ con qualche fantasia erotica, giusto?
JP si fa ancora più vicino. «Perché so quanto ti eccitano.»
Gli premo la mano sul viso, interrompendo qualsiasi cosa stia cercando di fare. «Ti rendi conto di quanto sia inopportuno tutto questo? Sono una tua dipendente.»
«Tecnicamente, sei una dipendente di Huxley, io sono solo il tuo supervisore.»
«È questo il termine professionale?»
Lui sfoggia quel suo sorriso irritante. «Già.» Si umetta le labbra, ma io mantengo gli occhi fissi nei suoi. Non gli darò mai la soddisfazione di abbassare lo sguardo sulla sua bocca. «Non capisco perché ti agiti e diventi rossa in viso.»
«Non sono agitata.» Raddrizzo le braccia ai fianchi.
«In questo momento sto cercando di comportarmi da onesto benefattore, provo solo a spiegarti il motivo per cui non possiamo essere amici. Dovrei venire lodato, non denigrato con il tuo disprezzo.» Prima che io possa replicare, prosegue con la sua cosiddetta missione caritatevole. «Un uomo e una donna che si trovano attraenti e che lavorano insieme non potranno mai essere amici. Ci sarà sempre un gigantesco elefante nella stanza, che si chiama sesso. È il livello base della matematica umana, Kelsey. Tutti abbiamo bisogno di raggiungere l’orgasmo e quando incontriamo una persona attraente, è solo a questo che puntiamo.»
Lo sta dicendo sul serio?
Dio, non ho mai sentito nessuno sminuire di più l’atto d’amore tra due persone. È una carezza al mio ego il fatto che JP mi ritenga attraente? Sì. Ma dov’è finito il romanticismo di questi tempi?
Dov’è il corteggiamento? Dov’è la spontaneità?
Persino tra Lottie e Huxley non c’è stato niente di romantico all’inizio della loro relazione. Al giorno d’oggi sembra tutto così clinico.
Da vera romantica che adora tutto ciò che riguarda l’amore, non posso fare a meno di chiedermi se là fuori esista un uomo che soddisfi tutti i requisiti dell’eroe perfetto di una commedia rosa.
Ovviamente no. Adesso dobbiamo fare i conti con il cat.fishing, seguito da una foto del cazzo non richiesta, e poi finalizzato a un solido ghosting.
Non ne posso più.
Mani sui fianchi, mi volto verso di lui. «Cosa diavolo è successo per ridurti così? Ti ho chiesto un parere professionale sugli schedari in bambù e tu l’hai trasformato in una discussione sul motivo per cui non possiamo essere amici. Non vedo come questa conversazione sia pertinente alla mia domanda.»
«È pertinente,» afferma, scivolando più vicino, la sua scarpa ora preme contro il mio tallone, «perché quando il tuo sguardo ardente mi cercherà dall’altro capo della sala conferenze, però il tuo atteggiamento rimarrà amichevole, te lo farò notare. Hai dichiarato di voler essere mia amica, ma non accadrà.»
Un’illusione, ecco cosa sta vivendo. E qualcuno deve metterlo al suo posto.
Gli premo un dito sul petto. «Fidati, JP, se ti trovassi anche solo un po’ attraente, lo sapresti. Quello che credi sia uno sguardo ardente di desiderio per te, è invece l’espressione di una donna affamata che ha mangiato solo un waffle al burro d’arachidi alle sei di mattina. L’allucinazione della fame prende il sopravvento e la tua misera figura… »
«Misera? Pfft.»
«Nella mia mente si trasforma in un hamburger gigante, niente di più. Raccontati quanto ti pare che io sia attratta da te, ma devi capire una volta per tutte che non potrei trovarti più rivoltante.»
Le sue sopracciglia si sollevano per la sorpresa. A essere sincera, anch’io sono un po’ stupita. Rivoltante non è la parola giusta, però sto andando alla grande.
«E se avessi un qualche sentore romantico nei tuoi confronti, non indosserei questa semplice camicetta da tutti i giorni, che non aiuta a mettere in risalto il mio seno perfetto e prorompente.»
Posa gli occhi sul mio petto e si inumidisce le labbra, per poi rialzare lo sguardo.
«E, per essere precisa, non indosserei neppure la biancheria intima, nella remota possibilità che tu mi sdrai sopra questo tavolo da conferenza e mi allarghi le gambe per un piccolo assaggio.»
Il suo pomo d’Adamo oscilla.
«E di sicuro non implorerei la fine di questa conversazione, così da poter prendere le mie cose e ritirarmi nel mio monolocale dove cenerò in beata solitudine senza un borioso imbecille come te che mi blatera nelle orecchie teorie strampalate sui rapporti tra colleghi. Perché, JP, se ti desiderassi davvero, allora vorrei rubare, consumare e assaporare ogni secondo insieme a te.»
Mi tende la mano proprio mentre mi allontano per raccogliere i documenti. «Ma non è questo il caso.» Gli sorrido. «Anzi, non vedo l’ora di andarmene.» Sono una donna! Ascoltate il mio ruggito!
JP alza il mento e le sue narici si allargano.
Serra la mascella. Poi infila le mani nelle tasche dei pantaloni, proprio dove dovrebbero stare.
«Ora che abbiamo chiarito questo punto, me ne vado, visto che qui non stiamo concludendo nulla e un panino con le polpette mi chiama a gran voce. Suppongo che gli schedari di bambù siano approvati.» Raccolgo i fogli e li picchietto sul tavolo, uniformandoli in una pila solida.
«Non potremo mai essere amici» brontola, con voce strozzata.
Dio, ci sta ancora pensando? Aggiungiamo la capacità intellettiva di un moscerino alla sua lista di inconciliabili difetti.
«Bene. Quando l’ho detto l’altra sera, cercavo solo di essere gentile, sai, visto che la tua azienda ha reclutato la mia, ma ora che i nostri sentimenti sono alla luce del sole, possiamo vivere le nostre vite senza questa stronzata dell’amicizia.» Ripongo con cura i miei progetti nella cartella e poi dentro alla borsa insieme alle penne, ovviamente in ordine di colore. «Ora, se non ti dispiace, ho un appuntamento con il mio stomaco.»
Gli passo accanto, la mia spalla urta contro la sua, però lui mi mette una mano sul fianco, bloccando la mia ritirata. Il suo tocco è appena un’ombra su di me, ma rabbrividisco con riluttanza. Le nostre spalle si sfiorano, sono una accanto all’altra, e quando alzo lo sguardo, evitando il contatto visivo, lui si china e mi sussurra all’orecchio, con le labbra a pochi centimetri di distanza.
«L’unica stronzata che c’è tra noi è la tiritera che hai appena pronunciato. Puoi negarlo quanto ti pare, tuttavia io so che mi vuoi. Prima lo accetterai, prima ti sentirai meglio.»
Nonostante il battito pesante del mio cuore, so che è il momento di girare la testa e quando lo faccio, i nostri nasi quasi si toccano. Con tutta la spavalderia di cui sono capace, ribatto: «Prima ti renderai conto che sono fuori dalla tua portata … e prima ti sentirai meglio».
Non è sempre stato così tra noi. Quando l’ho conosciuto, non riuscivo a pensare ad altro che a quanto fosse incredibilmente bello, con i suoi occhi verde scuro e quell’aria un po’ arrogante che era una calamita per la mia attenzione. JP sembrava incarnare tutto ciò su cui ogni ragazza tende a fantasticare. Per un brevissimo istante ho pensato che forse, solo forse, poteva esserci qualcosa tra noi e se mi avesse chiesto di uscire avrei accettato. Ma dal momento che sotto la sua guida, la mia azienda iniziava a raggiungere il successo, non avrei mai osato mischiare gli affari con il piacere, non dopo avere lavorato così sodo per tagliare ogni traguardo.
Così ho messo da parte la mia attrazione iniziale e, purtroppo, ora lo vedo in modo diverso.
Arriva spesso alle riunioni con indosso il profumo dell’ultima conquista. È sempre distratto dal telefono e ogni volta che sbircio lo schermo leggo il nome di una donna diversa. È un vero seduttore, per nulla interessato a costruire qualcosa di solido e duraturo. Deride l’amore, si burla del matrimonio e non è mai serio. Di sicuro non è l’uomo che voglio, nonostante il primo impulso.
Lo supero a testa alta, esco dalla sala conferenze e cammino verso gli ascensori. Non ho idea del perché JP continui a parlare di questa attrazione tra noi. Non l’ho certo indotto a farlo. Credo fermamente nell’amore, ed è l’amore vero che desidero. Non una relazione senza impegno, né l’avventura sexy di una notte. Sto cercando la mia anima gemella, proprio come quelle del mio podcast semi-popolare, Scritto
nel destino.
JP Cane può pensare quello che vuole, ma se c’è una cosa che so per certo in questo deserto romantico che è la mia vita, è che io e lui non siamo destinati a stare insieme.
Lasciatemi indovinare … Kelsey ha detto che non siamo destinati a stare insieme, vero?
*Occhi al cielo*
Certo che l’ha fatto. Non che io stia cercando una relazione stabile, perché non è così.
Ho solo voglia di divertirmi.
Ho subito troppe perdite nella mia vita per fare sul serio con una donna. Sì, sono quel tipo d’uomo.
Analizzatemi quanto volete, ma non cambierà il fatto che la mia paura di impegnarmi è reale e concreta.
Eppure, se c’è qualcuno che può farmi cambiare idea su questo aspetto, quella è Kelsey. Lei è … diavolo, è speciale in tutti i sensi.
Dal momento in cui l’ho incontrata durante la prima riunione con la nostra compagnia, sono rimasto affascinato. Lavorare a stretto contatto con lei mi incanta. Il suo sorriso, la sua visione positiva della vita, i suoi occhi meravigliosi mi tolgono il fiato e quando l’ho conosciuta è stata la prima volta nella mia maledetta vita in cui ho pensato davvero … che lei potesse essere la donna giusta per me.
Una prospettiva che subito dopo mi ha spaventato a morte. È stato come se un vento gelido mi avesse sparato dritto nel culo. Davvero agghiacciante.
Non avrei mai dovuto avere un pensiero del genere.
Non avrei mai dovuto pensare alla donna *infarto* giusta.
Quindi, da adulto maturo quale sono, ho preferito sviare. Ho fatto del mio meglio per irritarla, così da tenerla il più possibile a distanza. E cavolo se ha funzionato. La innervosisco a tal punto che ogni volta che si rivolge a me sembra che voglia uccidermi. Da parte mia, quando la guardo penso … be: è sexy, ma ti detesta, quindi tieniti alla larga.
Come ho detto, per un po’ ha funzionato. Una strategia impeccabile, cazzo … finché a un certo punto non ha funzionato più.
Potete SOLO immaginare cos’è accaduto dopo …
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