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Capitolo 1
Leon entrò nella hall dell’albergo a passo deciso e si diresse alla reception dove chiese con voce autoritaria la sua camera, posando la valigetta sul bancone di marmo.
– Ho fatto prenotare una suite per tre giorni.
L’uomo controllò e poi alzò gli occhi con un sorriso.
– La suite è pronta, mr Kipling. I suoi bagagli?
Il giovane disse, freddo.
– Ci penserà il mio segretario. Dov’è il bar?
– In fondo alla hall, a destra.
Senza più parlare Leon prese la valigetta e si diresse al bar, sedendo su uno sgabello e ordinando un martini liscio, gli occhi mobilissimi e neri che vagavano per la sala, osservando i pochi clienti. Qualche minuto dopo fu raggiunto da un uomo di età indefinita, asiatico, che sedette al suo fianco e mormorò in una lingua sconosciuta.
– Perché così nervoso?
Leon si girò appena e sorrise all’uomo, rispondendo nella stessa lingua.
– Si vede molto?
– Io solo lo vedo. Per gli altri tu sei di ghiaccio.
Leon scoppiò a ridere, alzando il bicchiere.
– All’uomo di ghiaccio, allora! Cosa prendi, Quang?
– Aranciata.
Leon ordinò e i due rimasero seduti fianco a fianco, sorseggiando le loro bibite, senza parlare. Poi Leon sospirò.
– Sarà meglio che saliamo in camera, devo cambiarmi per la maledetta riunione.
– Perché hai voluto farla qui, se non ti piace Roma?
Il giovane alzò una spalla.
– Non lo so. Ho visto il depliant dell’albergo sulla scrivania di una delle mie segretarie e mi è venuto voglia di venirci, tutto qui. Ma tra due giorni ce ne torniamo a New York.
La suite era grandiosa ma Leon gettò uno sguardo distratto in giro, era abituato a vivere nel lusso e niente gli dava più emozione; poco prima di cena telefonò suo padre chiedendogli come aveva intenzione di comportarsi nel meeting e lui gli spiegò a grandi linee la sua strategia e ne ricevette conferma.
– Bene, Leon, tu sai cosa fare e cosa vogliamo raggiungere, quindi hai carta bianca.
Il giovane fece un sorriso acido.
– Come sempre, mi pare.
La voce dall’altro capo del filo sembrava seccata.
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